Il bene comune, parola ormai andata in desuetudine, dinanzi all’evolversi di una società legata da futili schemi di apparenza e da frammentazioni della militanza politica, in questo periodo storico rappresenta sempre più l’obiettivo da perseguire per tutelare i cittadini. Gli eventi pandemici accaduti nell’attuale 2020, appena trascorso, hanno posto in risalto problematiche intrinseche sia in ogni Stato nazionale, che nell’ambito di organizzazioni di carattere sovranazionale, relativamente all’adeguarsi delle comunità verso la ricerca di un maggior equlibrio delle forze e degli interessi in gioco, tanto da destare l’inefficienza nella tutela dei diritti fondamentali e delle uguaglianze fra le genti.
Il bene comune si pone quindi come una ricerca di quell’isola che non c’è, luogo di pace dei sensi, momento di riflessione per il miglioramento dei singoli individui e delle collettività. A tale premessa di ricerca di soddisfo delle esigenze più nobili dell’essere umano, ricorre in nostro aiuto lo psicologo umanista Abraham Maslow, il quale sosteneva che le nostre azioni sono volte a soddisfare determinati bisogni. Per spiegare tale concetto, nel 1943 Maslow ha creato la piramide dei bisogni. Tale scala suggerisce che le persone sono motivate a soddisfare i propri bisogni fondamentali prima di passare a quelli di livello più avanzato.
La piramide è composta da cinque livelli:
In prima istanza è rilevante sostenere che senza una dovuta partecipazione delle genti alla res publica, caratterizzata non solo dal puro esercizio di partecipazione civica, ma dalla conquista della vita politica delle nostre società e alla legittima azione nell’interesse comune, i livelli della predetta piramide potrebbero disgregarsi, determinando quindi l’instabilità non solo individuale, quanto collettiva della società civile e degli Stati.
Nell’era pandemica post-globale riecheggiano con modalità troppo subdole le paure diffuse dai media e dai social, il concretizzarsi delle differenze sociali, nonostante il consolidarsi di una cultura democratica in Occidente e in gran parte del resto del mondo, il cronicizzarsi di dinamiche politiche fin troppo nazionalistiche anche durante il continuo processo di collaborazione in ottica di diplomazia multilaterale fra Stati, le difficoltà per una maggiore capitalizzazione dell’iniziativa privata.
La globalizzazione getta nuovi ponti alle genti, liberalizzando forze e risorse, ma la stessa non da più scampo ai singoli individui che intendono varcare i confini del proprio Paese per incrementare i propri utili per l’inefficienza di regole utili al mercato. Il rischio poco calcolato d’impresa, la limitazione del credito, l’alta imposizione fiscale, riducono la diffusione di ricchezza utile agli investimenti. Per tali ragioni occorre una maggiore partecipazione dei cittadini nelle scelte della politica, ciò al fine di garantire la tutela delle collettività.
Bisogna però precisare che l’azione civica di ogni singolo individuo passa per la riforma dell’istruzione e della ricerca scientifica, ma è doveroso ricordare che solo attraverso una personalizzazione della cultura e dell’apprendimento sarà possibile consentire a nuove risorse di contribuire alla crescita socio-economica comune e allo sviluppo di un nuovo tipo di industrializzazione maggiormente attento alle esigenze degli esseri umani.
In tale contesto l’elemento fondante del miglioramento umano dovrà essere rappresentato da una riforma delle istituzioni nazionali ed internazionali, volta a garantire sempre più una maggiore integrazione delle collettività all’esercizio legislativo ed esecutivo, al fine di azionare nuove forze meritevoli e capaci di riattivare la c.d. ascensore sociale, ossia quel processo che permette e facilita il cambiamento di stato sociale e l’integrazione tra i diversi livelli che formano la società.
Cogliamo quindi l’occasione di agire per il bene comune di tutti, tutelando quindi «l’insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani, nelle famiglie e nelle associazioni, il conseguimento più pieno della loro perfezione» (Gaudium et spes 74 – Concilio Vaticano II) nell’era pandemica del Covid-19.