Covid-19 ha provocato, anche all’interno della Vecchia Europa, sconvolgimenti impensabili, i cui effetti sono destinati a durare. Ad una prima fase, caratterizzata dalla contrapposizione tra Stati membri dell’UE, virtuosi e no, ne è seguita una successiva, che ha visto affermarsi la linea di pensiero di Angela Merkel, caratterizzata dall’abbandono dell’idea che tutto si debba misurare alla luce degli equilibri di bilancio.
L’edizione aggiornata del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) è stata approvata pure dall’Italia. Tuttavia, essa è ancora incerta – per non dire, contraria – in ordine alla decisione di farvi ricorso. L’ostilità di alcune parti politiche è dovuta al fatto che si temono le “condizioni”, cui sarebbero sottoposte le erogazioni di risorse. Tuttavia, si dimentica che l’ingresso nello SME è avvenuto proprio perché all’Italia sono stati imposti cosiddetti vincoli esterni: vincoli, che la stessa non si è data, per una sua naturale ritrosia (!). E non va dimenticato, neppure, il profilo eminente di taluni – di Carlo Azeglio Ciampi, ad esempio -, senza dei quali tutto sarebbe risultato più difficile, se non impossibile.
In ogni caso, chi oggi grida alle “condizioni” dimentica – più precisamente, ignora – che ottenere risorse, non accompagnate da una doverosa resa del conto e, prima ancora, non precedute da una millimetrica individuazione degli ambiti di impiego e dei risultati da conseguire, equivale a una miserabile perdita di dignità. Infatti, ogni euro presuppone che sia stato guadagnato da qualcuno. Se a debito, vi dovrà provvedere un giovane, attualmente sprovvisto di lavoro, di tutele e di speranza.
Dunque, la solidarietà – che l’Italia invoca a suo favore, non avendo, peraltro, sempre speso bene e nei limiti delle sue disponibilità – deve accordarsi, coordinandosi con essa, con la responsabilità. Con il senso di responsabilità. Da questo punto di vista, un Paese serio e, appunto, responsabile, sa bene che dovrà gestire nel migliore dei modi e rendere il conto di quel che ha fatto. A prescindere da “condizioni” esterne, dal momento che esse dipendono dalla propria coscienza: dal “faro interno”.
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