Mala tempora currunt! Quindi è necessario continuamente rinnovarsi. E così, qualche anno fa, dopo aver ristrutturato un palazzo storico, con un rapido switch, ho affiancato alla mia principale professione, l’Architetto, un’attività imprenditoriale in una delle località più suggestive d’Italia, il Lago d’Iseo. Curare una struttura ricettiva turistica è un’attività entusiasmante, ma di questi tempi incredibilmente penalizzata.
Senza quasi rendermene conto, insieme a tutti coloro che lavorano nel settore turistico, mi sono ritrovata ad affrontare un’epidemia di biblica memoria che ci ha proiettato in scenari oscuri. Oscuri perché ci ha cambiato i comportamenti, ci ha reso indecisi, ci impedisce qualsiasi programma a lungo termine, ci limita nei movimenti e nei rapporti. Anche nel mondo dell’accoglienza sono cambiati i parametri e sono venute meno cose essenziali, come la fiducia che si trasmette con il contatto delle mani, la trasparenza delle espressioni visive impedita dalla forzata velatura che ha cambiato il galateo respiratorio, la distanza precauzionale che evita la prossimità fisica e limita quella complicità che si crea nel condividere gli spazi pensati appositamente per creare confort e serenità.
Non è la speranza che ci manca, ma la voglia di re-incontrare, di condividere, di lavorare insieme per costruire progetti condivisi e non sappiamo neppure se i nostri sforzi e i nostri sacrifici in termini lavorativi ed economici saranno sufficienti per riportarci alla normalità e permetterci un futuro di crescita.
La domanda turistica resta estremamente condizionata dallo sviluppo della situazione sanitaria, e in attesa del “Day after” le scelte dei futuri viaggiatori sono ancora avvolte dall’incertezza che li limita nelle decisioni.
Ma inevitabilmente non c’è dubbio che il settore turistico sia pronto alla rinascita, con i servizi ricalibrati sul fronte della salubrità, dalle richieste del mercato più di prossimità, dal ridimensionamento del turismo legato agli eventi, ma deve continuare a raccontarsi, a descrivere quel che si sta facendo per far percepire le strutture turistiche oasi di sicurezza e serenità. Quindi, oltre a resistere, proviamo a fare qualche esercizio di futurologia e proviamo a ripensare a come rinnovarci, come riorganizzarci, con strategie che facciano la differenza imprenditoriale.
Proveremo a rivolgerci di più al mercato interno europeo, avremo precauzioni maniacali per i processi di pulizia, ci adatteremo rapidamente nell’offrire nuovi servizi (ad esempio servizio di catering nelle strutture o offerte di servizi di tour personalizzati) per mantenere vivi i sogni di vacanza e sperare che il “Back to the spring” diventi una realtà vicina. L’obiettivo di tutte le campagne turistiche più attuali, sulla scia del motto “Dream now, travel later” è di non far smettere di sognare e invitare i futuri viaggiatori ad esperienze diverse.
In conclusione dobbiamo ripensare anche al concetto di vacanza, ragionare ora in termini di “travel appeal”, riformulare i progetti a fronte di nuove esigenze e richieste e modificare la domanda “cosa visitare” in “perché viaggiare ”, per poter rispondere meglio alle necessità di chi viaggia in termini di miglior qualità del servizio offerto.
Foto di Paolo Gavazzi