Le date del 20 settembre 1870 e del 3 febbraio 1871 danno vita al completamento del percorso, iniziato nel 1848, in virtù del quale l’Italia cessa di essere soltanto “una espressione geografica” ed assume la piena dignità di Stato.
Del resto l’annessione di Roma al Regno d’Italia e la restituzione alla “città eterna” della sua primazia sulla penisola hanno determinato, anche per lo Stato Pontificio l’opportunità di staccarsi dal potere temporale per assumere il ruolo di guida ideale delle anime, elevando il suo potere da territoriale a spirituale e dilatando i confini della sua influenza morale all’intero pianeta.
Con il decreto del 3 febbraio 1871 mentre si completa il percorso che ha portato la capitale d’Italia a trasferirsi prima da Torino a Firenze (1864) e successivamente dal capoluogo toscano a Roma, allo stesso tempo si avvia il percorso che deve consentire a Roma di essere pienamente la capitale d’Italia.
Nel ricordare i centocinquanta anni di Roma capitale passati quasi sotto silenzio se si considerano i festeggiamenti e lo stimolo scientifico e culturale avutisi nel celebrare i cento anni, è necessario considerare che il cammino ancora da percorrere ancora molto lungo, data la quantità delle questioni che, da tempo, necessitano di una soluzione.
La vastità del territorio e il ruolo di una città che ospita al suo interno uno Stato, della cui rilevanza morale e spirituale si è detto, con tutti i complessi problemi che ciò comporta, anche sotto il profilo diplomatico (ospitare e garantire la sicurezza dei corpi diplomatici presso la Santa Sede).
Inoltre, Roma ha l’onore di ospitare la sede della F.A.O., organismo delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Per questo sono imposti alla città compiti che le altre capitali europee non hanno, con notevole dispendio di energie, sia economiche, che legate all’impiego del personale atto a consentire e garantire le attività connesse a detto compito.
Malgrado queste peculiari complessità, a differenza di ciò che accade per altre capitali europee, Roma non ha uno status che garantisca il suo prestigioso e complesso ruolo di capitale. Nel tempo, si sono succedute solo normative assistenziali, di scarso contenuto e di minimo respiro, ma non si è mai voluto affrontare il tema, né sono ricercate soluzioni adeguate.
È giunto il tempo di dotare la città di un ruolo consono al suo rilievo storico e culturale, (unico al mondo) che la metta anche in grado di adempiere ai compiti amministrativi ad essa riservati e ad un tempo di essere meta turistica.
La vastità del territorio e la complessità dei problemi, che Roma è chiamata ad affrontare, possono risolversi, senza voler toccare l’impianto costituzionale del Paese (attività lunga e complessa), solo attraverso una legge speciale che, considerati i gravosi compiti assegnati alla città, realizzi a pieno il decentramento, dando poteri reali e capacità di spesa alle municipalità, enfatizzi il ruolo storico-culturale di Roma, creando un grande polo museale intorno al Campidoglio. Inoltre garantendo alla capitale d’Italia un “diritto di tribuna” nel Consiglio dei Ministri. Solo così si potrà dar vita al percorso virtuoso che deve restituire a Roma la primazia culturale sul mondo occidentale.
Foto in evidenza: Panorama sul Palatino di Laura Garagnani