Mendicare in Svizzera può costar caro. Perché è un reato.
Lo sa bene la signora Violeta-Sibianca Lăcătuş, cittadina rumena di etnia Rom che, più volte sorpresa a chiedere l’elemosina, è stata per alcuni giorni ospite del carcere di Champ Dollon a Ginevra. non avendo potuto pagare una multa di 500 franchi svizzeri.
Il fatto è balzato agli onori della cronaca, però, solo perché la Corte europea dei diritti umani ha ritenuto che con questa condanna la Svizzera abbia violato la Convenzione europea dei diritti umani.
La signora Lăcătuş, infatti, che quando iniziò la sua vicenda, durata 4 anni, di anni ne aveva diciannove riuscì nel 2015 a presentare ricorso davanti alla Corte europea dei diritti umani. La Corte ha deciso, nello scorso mese di gennaio, che un divieto di mendicare genericamente formulato come lo formula la legislazione svizzera, secondo la quale chi chiede l’elemosina in uno spazio pubblico commette sempre un reato, viola la Convenzione ed in particolare il suo articolo 8 che protegge la vita privata di un individuo.
Due sono gli argomenti alla base della decisione della Corte. Il primo è che una formulazione generica del divieto impedisce qualsiasi valutazione della situazione che induce il soggetto a mendicare. Nella specie la ricorrente non aveva di cosa vivere e non fruiva di alcuna forma di assistenza sociale e dunque secondo la Corte non avrebbe avuto alternativa alla mendicità.
Il secondo argomento è, secondo la Corte, relativo alla sproporzione tra il comportamento e la sanzione della pena detentiva che alla fine, non potendo pagare la multa, la ricorrente dovette subire. Pena detentiva che la Corte giudica sproporzionata, e peraltro inefficace, tanto al fine di combattere il crimine quanto allo scopo di proteggere la popolazione.
È interessante poi notare che la Corte ha condotto un attento esame della questione alla luce anche di numerosi atti internazionali oltre alla Convenzione. Ed ha anche esaminato la legislazione di 38 Stati parti della Convenzione, notando che in nove di essi la mendicità non è sanzionata in quanto tale, mentre i restanti ventinove la vietano, ma solo in certi casi (ad esempio se viene praticata in maniera molesta) e prevedendo sanzioni detentive solo in casi estremi.
La Corte europea non è esente da critiche per il suo operato ed a volte anche chi scrive ha ritenuto di muoverne. Ma mi pare che questa decisione le restituisca la pienezza del suo ruolo e della sua immagine. Perché una giustizia giusta deve sapersi impegnare per la tutela dei più deboli.