Caro Giorgio (Lainati) quando hai scritto il libro sulla “par condicio” certamente pensavi di parlare di una delle grandi acquisizioni della democrazia italiana. Ma tu, io, Claudio e Umberto (Laurenti) non avremmo mai pensato, alla nostra età, di dover tornare a difendere quei fondamentali della democrazia che davamo per scontati.
Il tuo libro è tristemente di grande attualità, da quando si sono affacciati i Trump, i Bolsonaro e gli Erdogan. Però anche la “par condicio” forse non è più sufficiente per i sistemi economici e politici che viviamo oggi.
Lo spazio temporale per l’espressione delle idee era forse una condizione sufficiente, quando i nostri leader, di qualsiasi convinzione politica, venivano da omogenee basi etiche e culturali.
La politica si fonda sull’informazione. Ma l’informazione, soprattutto sui temi complessi, deve permettere al cittadino comune di farsi un’idea corretta. Barbara Palombelli, che conosco da quando era una ragazzina, e che è una giornalista seria ed impegnata, non ha potuto, come la maggior parte dei suoi colleghi, sottrarsi ad una informazione che privilegia gli ascolti e alla fine segue la pancia dei cittadini.
Mi riferisco a quando ha detto che l’Unione Europea, la Commissione, è stata “ingenua” nel trattare con le società farmaceutiche che si sono rivelate inadempienti nella fornitura dei vaccini.
Non si tratta di una inesattezza terminologica, ma di una informazione incompleta che può creare la solita diffidenza verso l’Unione.
Ho partecipato ad alcune negoziazioni di contratti per grandi progetti internazionali, e, a parte la bravura degli avvocati, penso che occorra sempre usare il buon senso. La brutale urgenza della pandemia ha obbligato la Commissione Europea a rivolgersi a quelle pochissime tra le Big Pharma che avrebbero potuto fornire i vaccini. E queste gigantesche multinazionali si sono trovate di fronte alla richiesta di fornire quantità impensabili e in tempi ristrettissimi. Cosa hanno pensato? Non siamo sicuri di farcela, ma siamo gli unici a poter tentare: proviamoci.
Nella loro posizione avreste mai accettato penalità per ritardi nella consegna o per l’insufficienza delle quantità? E la Commissione Europea avrebbe potuto negare di sottoscrivere contratti, senza quelle penali?
I complottisti di ogni tipo si possono sfogare come vogliono, cercando foschi intermediari che speculano sui prezzi con la
complicità delle Big Pharma. In ogni grande crisi umana ci sono corvi e scarafaggi pronti a trarre vantaggio dalla debolezza altrui. Ma questo non è il punto. Se si applica il buon senso ci si potrebbe accorgere che l’urgenza e la gravità della situazione non hanno permesso di organizzare i contratti come sarebbe avvenuto in una situazione di normalità. Penso che le Big Pharma si siano sopravvalutate e certamente lo hanno fatto per guadagnare, ma avevano anche investito per anni in tecnologie sofisticate, che alla fine ci permetteranno di superare una incredibile pandemia. La politica può sempre avere le sue colpe, perché non credo proprio che il vaccino russo o quello cinese siano inferiori agli altri. Questi due grandi paesi hanno scienziati ampiamente comparabili a quelli del mondo occidentale.
E allora le eventuali carenze delle Big Pharma non si combattono con clausole penali e avvocati, ma chiamando i concorrenti a sostituirli, ciò che si può sempre fare quando si è in presenza di un inadempimento.
Ho detto banalità? Non ho letto i contratti, segretati o meno, ma mi sono servito dell’immortale teoria filosofica di Guglielmo da Occam, il grande pensatore medievale. La sua teoria si chiama “Il rasoio di Occam” e dice, molto banalmente, che nella gran parte dei casi la soluzione più semplice, quella più logica, è quella giusta.
La “par condicio” nell’informazione è ancora e sarà sempre essenziale, ma occorre anche che sia qualitativamente ineccepibile, altrimenti il messaggio si distorce e confonde i cittadini.