Anticamente, numerose discipline scientifiche condividevano la natura speculativa della Filosofia e della Teologia, branche del sapere cui gran parte dell’indagine della Natura era subordinata. Il metodo empirico rivoluzionò questo sistema del sapere, legando indissolubilmente le conoscenze scientifiche agli avanzamenti tecnologici. Negli
ultimi decenni, la tecnologia ha preso uno slancio mai visto nella storia dell’Uomo e anche la Scienza, sempre a suo fianco, ha subito evoluzioni rapidissime in ogni sua disciplina. Si pensi ad esempio alla biologia, e in particolar modo alle biotecnologie, termine che, stando alla Convenzione sulla diversità biologica del 1992 “indica qualsiasi applicazione tecnologica che utilizza sistemi biologici, organismi viventi o loro derivati, per realizzare o modificare prodotti o processi per un uso specifico”. Nei circa trent’anni trascorsi dalla stipula della Convenzione ad oggi, le biotecnologie sono profondamente mutate. Ad oggi rappresentano una grandissima opportunità di crescita per il nostro Paese e sono oggetto di interi corsi di laurea in alcuni tra gli atenei più importanti della penisola, anche grazie alla vastità dei loro campi di applicazione, chespaziano dall’agricoltura alla medicina a alla farmacia, fino ad arrivare industria e persino all’ambiente.
La disciplina si è ormai evoluta tanto da essere ormai in grado di camminare con le proprie gambe. Per questo motivo il dottor Matteo Bertelli, Education Coordinator of Biotechnology Students della Società europea di biotecnologie, ha avanzato una petizione per chiedere l’istituzione di un Ordine nazionale dei biotecnologi italiani, che sia autonomo rispetto all’Ordine dei biologi e che dia alle professionalità impegnate nelle biotecnologie il giusto riconoscimento. “Nel corso di questi ultimi decenni, lo sviluppo del settore biotecnologico è sotto gli occhi di tutti –ha affermato Bertelli – Non solo i più attenti: chiunque non può non accorgersi della centralità assunta da questa che è una branca scientifica specifica e che dunque non merita di essere annoverata all’interno di un insieme che non le è proprio”.