Obiettivo è l’acciaio verde, prodotto cioè con emissioni inquinanti drasticamente tagliate. Sembra una favola: usare l’idrogeno verde ricavato dall’acqua come energia pulita per produrre acciaio. Il progetto riguarda l’acciaieria di Dalmine a Bergamo proprietà della Tenaris.
La lettera d’intenti firmata da Tenaris, Edison e Snam ha l’ambizione di percorrere una strada inedita per l’industria siderurgica italiana. Michele Della Briotta, amministratore delegato della Dalmine e presidente della Tenaris Europa, è soddisfatto di questo accordo: così saremo «all’avanguardia della sostenibilità del settore siderurgico».
Ingegner Della Briotta, la Dalmine produce acciaio dal lontano 1909. Recentemente avete firmato un accordo con Edison e Snam per usare idrogeno verde in alcune lavorazioni. Ci può illustrare i contenuti?
Tenaris, Edison e Snam hanno sottoscritto una lettera di intenti per avviare un progetto finalizzato alla decarbonizzazione dell’acciaieria di Tenaris a Dalmine, attraverso l’introduzione dell’idrogeno verde in alcuni processi produttivi.
Stiamo quindi collaborando per individuare e realizzare le soluzioni più idonee per la produzione, la distribuzione e l’utilizzo di idrogeno verde nel nostro sito Tenaris di Dalmine. Il progetto prevede la generazione di idrogeno e ossigeno tramite un elettrolizzatore da circa 20 MW, da installare presso lo stabilimento di Dalmine, e l’adattamento del processo produttivo dell’acciaio mediante l’utilizzo di idrogeno verde in sostituzione al gas naturale. Il progetto si inserisce nella più ampia iniziativa “Dalmine Zero Emissions”, avviata da Tenaris insieme a Tenova e Techint Engineering & Construction, per integrare l’idrogeno verde nella produzione di acciaio da forno elettrico e nelle lavorazioni a valle dello stabilimento di Dalmine. In prospettiva, la completa sostituzione del metano attualmente utilizzato dallo stabilimento con idrogeno consentirebbe di evitare oltre il 70% delle emissioni di CO2.
Per ricavare l’idrogeno dall’acqua, attraverso l’elettrolisi, si usano le energie rinnovabili. Davvero l’uso dell’idrogeno, alla fine, risulterà più competitivo economicamente rispetto a metano, petrolio e carbone?
Sono convinto che in futuro l’uso dell’idrogeno potrà diventare economicamente più competitivo. Tuttavia perché si concretizzi questo scenario, è necessario che si verifichino delle condizioni di “sistema” che lo permettono. Innanzi tutto è fondamentale che ci sia un supporto a livello nazionale e/o europeo alla realizzazione degli investimenti (impianti e infrastrutture) e alla prima industrializzazione della produzione di idrogeno (adeguamento e stabilizzazione dei processi). Inoltre, a fronte di un atteso continuo rincaro delle quote CO2 guidato dal meccanismo dell’ETS (Emission Trading Scheme) che rende l’impiego dei combustibili fossili sempre meno economico, è necessario che il costo totale dell’energia elettrica (comprensivo degli oneri di sistema, ecc.) diventi realmente competitivo per l’utenza.
Per realizzare il progetto utilizzerete anche fondi europei e del governo italiano?
Progetti come quello di cui stiamo parlando sono estremamente costosi, dato che richiedono l’installazione di impianti dedicati, con tecnologie che sono in continuo sviluppo e la realizzazione o la conversione di infrastrutture. Un supporto finanziario esterno alle aziende è fondamentale; allo stato attuale pensare a un ritorno dell’investimento secondo un’interpretazione tradizionale è molto difficile. In linea di principio le motivazioni che stanno alla base di questi progetti sono quindi non strettamente economiche, ma di pura volontà di decarbonizzazione, e quindi di contrasto al cambiamento climatico. Pertanto richiedono certamente il sostegno di fondi, nazionali e/o europei, per imprimere una spinta alla realizzazione e messa in opera di progetti di cui poi, in futuro, potrà beneficiare tutto il sistema.
Ritiene che il vostro progetto sia applicabile, in generale, a tutta l’industria
siderurgica?
Il nostro progetto, dal punto di vista tecnologico e di applicabilità, si può pensare replicabile in tutte le acciaierie simili alla nostra, ovvero con forno elettrico.
Ma, direi di più: l’esperienza di questo progetto potrebbe essere applicata anche ad altri settori industriali, non solo quello siderurgico, ma ovunque ci siano processi produttivi in cui serva calore che deriva dalla combustione di un gas. Ora il gas in questione è sempre il metano, ma in prospettiva potrebbe diventare l’idrogeno.
Parliamo di ambiente e salute. L’uso delle fonti rinnovabili è l’unica strada per tutelare produzioni industriali impattanti e salute pubblica?
Se la domanda si riferisce al processo di decarbonizzazione, non esiste una sola strada che consenta il raggiungimento di questo obiettivo, ma un insieme di interventi ed azioni che devono essere implementati contemporaneamente.
L’utilizzo delle fonti rinnovabili è certamente parte di questa molteplicità di contributi, a cui vanno aggiunti altri, quali l’efficienza energetica, i progetti di carbon capture storage and use, l’economia circolare (con il riuso dei residui industriali), ecc.
In tema di circolarità, parlando del nostro ambito siderurgico, ci tengo a ricordare che il forno elettrico, ovvero la tecnologia che noi utilizziamo, è circolare per definizione. Esso infatti utilizza come materia prima quasi esclusiva il rottame di ferro, che così viene riciclato in modo continuativo.
Nel caso di Tenaris Dalmine la fabbricazione dell’acciaio è alimentata da una quota di materiale di riciclo che supera il 90%!
Foto in evidenza di un impianto Tenaris Dalmine