I “maestri artigiani” sono una delle ricchezze dell’Italia. Restaurano opere d’arte, intagliano mobili, incidono e lavorano i metalli, fabbricano gioielli. Oppure riparano eleganti ombrelli e antiche bambole di ceramica. Ma si tratta di eccellenze a rischio di estinzione. Molti hanno chiuso i battenti. Non tanto per la mancanza di lavoro quanto per i pochi giovani interessati a imparare il mestiere e per gli alti costi. “TUTTI europa ventitrenta” inaugura un approfondimento su queste botteghe del sapere a rischio di scomparsa.
Appena si varca la porta del laboratorio di Via degli Scipioni si capisce di entrare nella storia, nell’arte, nella tradizione con i suoi odori, rumori, forme e colori che sono un unicum nel suo genere e che ci riportano improvvisamente nella storia del Made in Italy.
La storia del più antico laboratorio romano di cappelli, inizia nel 1936 grazie ad una famiglia di cappellai già operanti in Toscana, la famiglia Cirri, e prosegue nel 2003, grazie alla passione ed alla tenacia di Patrizia Fabri, che lo rileva ribattezzandolo Antica Manifattura Cappelli.
Ma per Patrizia l’inizio di questa passione è molto più lontano: a soli 17 anni Patrizia entra nel laboratorio per cercare un cappello per sé e conosce il Sig. Loris, un simpatico signore con un marcato accento toscano di IV generazione di cappellai provenienti dalla Toscana. Una volta a casa lo ha personalizzato e lo ha indossato per andare al mare la domenica successiva. Ed ecco l’idea! Provare a venderne qualcuno per vedere se il suo messaggio passava e proprio in una boutique al mare presentò il suo primo lavoro che piacque molto alla proprietaria la quale ne ordinò 24 di tutti i colori. Da lì Patrizia è tornata dal Sig. Loris per ordinare 24 cappelli e il Sig. Loris disse con il suo accento toscano «oh la ragazza fa sul serio!». È stata una frase premonitrice! Successivamente Patrizia è andata avanti con i suoi studi di architettura e con la sua azienda di borse, scarpe e cappelli esponendo a Parigi, Milano e New York e poi quando nel 2003 il Sig. Loris si ammalò, realizzò che il valore di questo luogo, i suoi strumenti e la sua storia sarebbero andati persi perché nessuno a Roma aveva la capacità e la voglia di mantenere viva un’azienda di questo tipo, tranne lei, che decise di rilevare il laboratorio e il savoir-faire. All’inizio pensava di farne un museo quando sarebbe stata vecchietta invece, e direi per fortuna, decise di portare avanti l’attività come un erede del Sig. Loris. Ancora adesso Patrizia e Sandro, il savoir-faire, portano avanti quello che Sandro sin dai suoi 17 anni imparò dal Sig. Loris
durante i suoi anni di apprendistato come garzone di bottega perché, ci tiene a sottolineare Patrizia, la bottega è una parte imprescindibile della formazione, del resto anche Michelangelo, Raffaello, Bramante hanno fatto bottega.
Nonostante il nome Patrizia Fabri sia diventato un brand internazionale realizzando modelli venduti in tutto il mondo, collaborando con i più grandi stilisti internazionali e creando pezzi unici per performance artistiche, Patrizia ha una grande paura: riuscire a salvare questo immenso patrimonio culturale.
È Patrizia a definire la sua attività una forma di artigianato Made in Italy esclusivo, unico e proprio per questo in via di estinzione. Mentre le altre famiglie toscane di cappellai non sono riuscite a sopravvivere all’industrializzazione e alla globalizzazione, il suo laboratorio, grazie alla riservatezza e alla modestia della famiglia Cirri, è rimasto inalterato nel tempo, seguendo le antiche lavorazioni. È un’icona e per questo motivo è in via di estinzione: il costo del lavoro e le tasse non fanno andare verso il Made in Italy, per lei questa è una scommessa ed è già un miracolo che sono ancora aperti.
Il suo obiettivo? Non chiudere!
Il suo sogno? Trasformare il laboratorio in un Museo Civico, dove respirare quell’odore e quel sapore del Made in Italy che nasce proprio nel ‘700 con l’esportazione di cappelli nelle migliori corti europee: le migliori dame e principesse possedevano un cappello di Firenze, e qui si respira proprio questo. L’obiettivo è trasformare il laboratorio in una parte di un museo diffuso, renderlo un museo vivente e realizzare una sede museale nella madrepatria del cappello in Toscana con spazi adeguati per mostre, biblioteche, archivi. Il cappello è un elemento importantissimo, è la chiusura di un outfit e quindi, attraverso il cappello e le sue forme, si può ripercorrere un secolo di moda attraverso le analisi geometriche del cappello stesso.
Prima di chiudere l’intervista, abbiamo chiesto a Patrizia perché si dice “cappellaio matto”? Nessuno sa che il cappello, soprattutto quello di feltro che consideriamo il re del cappello, viene realizzato con il pelo di coniglio, servono dai 7 agli 11 conigli per realizzare un cappello di misura e peso medio. Questa lavorazione del pelo di coniglio si chiama processo di filtrazione, un processo molto laborioso e pericoloso per la salute degli operai: uno dei passaggi più salienti e rischiosi era quello in cui veniva passato del mercurio sopra i peli per togliere la cheratina in modo che il pelo fosse ricettivo a ricevere il colore. Questa sostanza chimica rimaneva intrisa nel magma del feltro e quando il cappellaio riceveva il feltro per lavorare il cappello, respirava le esalazioni e … un cappello oggi, un cappello domani … tutti i cappellai erano un po’ svalvolati! Il cappellaio matto di Alice nel paese delle meraviglie non è stato inventato da Lewis Carroll ma era una verità, quindi, per rimanere in tema, tanto di cappello a Walt Disney che riusciva a fare di tutto una meraviglia!
Grazie alla sua passione, Patrizia ha annesso al laboratorio una piccola boutique a due passi da Piazza del Popolo, dove educa a recuperare l’uso raffinato del cappello attraverso modelli per tutti i giorni e per tutte la stagioni dell’anno. Qui trovano il loro compimento, i desideri degli sposi più esigenti grazie a mises uniche e particolari, oltre a soddisfare le richieste di pezzi esclusivi per le occasioni speciali. Cloche, baschi, colbacchi, cuffie anni ’30, bombette e lobbie sono solo una parte delle collezioni studiate per le donne che ricercano un’allure metropolitano, per gli uomini più disinvolti e per i bambini che vogliono divertirsi vestendosi.
2000 forme in legno fanno sì che Antica Manifattura Cappelli, tra innovazione e tradizione, ancora oggi, sia in grado di ripercorre più di un secolo di design del cappello.
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