La piccola isola del Golfo di Napoli alla prova generale dell’accoglienza 2021.
Il timer è partito il 18 gennaio. Una Commissione nominata dal Ministro Dario Franceschini ha proclamato Procida “Capitale italiana della Cultura 2022”. Un titolo prestigioso che dopo la commozione e l’esaltazione ha dato spazio alla progettualità. Non poteva essere diversamente a partire dal 2021. Il team che ha preparato la candidatura era pronto a fare la propria parte. Poi sono arrivati tutti gli altri: istituzioni, comitati, aziende, network informativi. Elenco in crescita.
Il titolo della cultura lascia, dunque, la terra ferma e va al centro del Mediterraneo. Là dove nei decenni sono sbarcati pittori,
scrittori, attori, registi. “L’isola di Arturo” dal romanzo di Elsa Morante o de “Il Postino” dal film di Massimo Troisi ha vinto su 42 candidate. La Commissione ministeriale ha esaminato un progetto che in una sfilza di slides declina business, tutela ambientale, interazione digitale. Il direttore Agostino Riitano, con il Sindaco Dino Ambrosino ed una tenace Amministrazione comunale hanno puntato su 330 giorni di eventi, 43 proposte culturali, 240 autori ed artisti, 5 sezioni tematiche. Budget invidiabile: 8,3 milioni di euro per nuove opere pubbliche e 4,3 milioni per cultura ed accoglienza. Tutto sostenibile, come si addice ad un gioiello di 10 km quadrati che in vista del prossimo anno accumula successi uno dietro l’altro: prima isola Covid free italiana, isola mediterranea totalmente plastic free.
“Procida la Cultura non Isola” è lo slogan che vuole richiamare turisti da tutto il mondo e ne ha buone ragioni. Siamo già alla prova generale che estende i propri effetti su tutta l’area flegrea e sulla Campania. Quando ne ho parlato con Antonio De Caro Presidente dell’Anci e Sindaco di Bari, città concorrente al titolo di Capitale 2022 (ma non vittoriosa) mi ha spiegato che in queste occasioni viene fuori l’Italia migliore. Il nostro, ha detto, è un Paese vincente solo se è coeso. La scelta di Procida è stata di merito ed ha valorizzato una dimensione intima e autentica, lo spirito che si vive nei piccoli borghi. Il post COVID (da praticare non solo da sperare) sarà duro, ma attrarre già da quest’estate visitatori per un assaggio del 2022 è forse il lavoro più delicato. Sull’isola in queste settimane si lavora sui trasporti, sulla mobilità, sul raccordo con le realtà imprenditoriali, con le organizzazioni sociali. Tutto prima ancora che Mario Draghi invitasse i turisti a passare le
vacanze in Italia quest’anno.
Le idee non mancano, ma poi bisogna selezionare e decidere. Come e quando, per esempio, aiutare i Sindaci a creare nuovi modelli culturali e green. «Il governo deve mettere i Comuni nelle condizioni di tornare a programmare in maniera autonoma il proprio futuro. Sostenere percorsi di valorizzazione, di promozione turistica, di tutela del patrimonio artistico e architettonico oltre che del loro paesaggi» mi ha detto Decaro. Già ora dovremmo essere in grado di rappresentare l’unicità di un Paese costellato da tante eccellenze. Calmare le ferite, esprimendo magari anche l’antiretorica al «Paese più bello del mondo», perché alla fine è la serietà delle azioni ciò che conta. Ne siamo capaci.
E Procida già da questa estate 2021 sente su di sé il peso di un autentico, ma autorevole testimonial. Dell’Italia, s’intende.