Il senso del dovere si scontra con la volatilità della bolla
Mettere in dubbio lo svolgimento dei Giochi Olimpici agli occhi del CIO è come mettere in dubbio per la maggioranza al Governo la credibilità di Draghi (sull’infallibilità del Papa ormai non c’è da scommetterci su). Un “dover essere” che prescinde dalle obiettive condizioni di difficoltà di un’Olimpiade, fredda e priva del pubblico, senza che la pandemia abbia abbandonato il mondo civilizzato. Il Giappone, Paese organizzatore, è pervaso da un indefettibile senso del dovere, che asseconda il proponimento.
Per fare un esempio se la stessa situazione fosse vissuta in Italia (ci siamo andati vicini per l’ipotetico 2024) un forte senso di rinuncia e di abbandono avrebbe permeato la nazione e ci avrebbe spinto a un prematuro forfait. I giapponesi nel loro vissuto credono a un forte senso di missione e di dovere. Lo stesso che li portava al ruolo di kamikaze nella seconda guerra mondiale o quello che ha spinto anche famosi scrittori a un suicidio rituale. Dunque l’ospitante ideale per reggere la tensione e la difficoltà. Però sotto traccia le tensioni non si possono negare.
A inizio anno, a quasi sette mesi dall’accensione del tripode il 32% dei giapponesi voleva l’annullamento dell’evento, il 31% invece optava per un rinvio. Erano dati influenzati da crescenti contagi e che rischiavano di influenzare il clima di vigilia di una manifestazione che dal 23 luglio all’8 agosto prossimi coinvolgerà 33 sport e 339 competizioni con più di mille medaglie da assegnare. Giochi che tradizionalmente nell’era antica interrompevano la guerra e che ora nell’era moderna, nell’anno… di disgrazia 2021, non s’interrompono per la pandemia.
Ma quattro mesi dopo quale lo stato dell’arte, il vissuto locale? Il nuovo sondaggio spaventa Thomas Bach, presidente del CIO, perché i giapponesi contrari all’effettuazione dei Giochi sono saliti al 60% in una nazione che ha esteso l’emergenza fino a tutta la fine di maggio. Il sondaggio recente del quotidiano Yomiuri Shimbun ha provocato l’effetto conseguente del rinvio della visita-ispezione del CIO, originariamente prevista per il 20 maggio. Se le istituzioni giapponesi formalmente non dubitano il popolo è incerto. Con il CIO a prendere atto di una diffusa ostilità locale. Il Primo Ministro giapponese Yoshihide Suga a tal proposito non è stato troppo rassicurante quando gli è stato chiesto quali decisioni avesse in mente di prendere in caso di aumento dei contagi. «Non ho mai messo l’Olimpiade al primo posto. La mia priorità è di proteggere la vita e la salute della popolazione giapponese. Prima di tutto dobbiamo prevenire la diffusione del virus». Il parere tiene inevitabilmente conto del fatto che il suo gradimento è sceso al 40%.
Il Giappone ha finora ha registrato 600.00 casi di coronavirus e 10.500 decessi, una cifra minimale rispetto al dato italiano, ma si tratta del più alto numero di vittime in tutta l’Asia Orientale il che fa salire la percezione del pericolo. Soprattutto perché arriveranno ospiti di Paesi nettamente più colpiti dal Covid. Impossibile rispondere alla domanda: «i Giochi si faranno regolarmente?». Perché anche il quesito è inserito dentro una bolla di fragilissima fattura.