Nuovi spazi e funzioni. I repentini cambiamenti del modo di vivere, viaggiare e comunicare ci impongono di ripensare ad una diversa concezione degli spazi in cui muoverci e lavorare, re-inventando nuove modalità di gestione degli ambienti che possano consentire l’alternanza di diverse funzioni e prevedendo dinamiche, possibilità di organizzazione degli stessi spazi in periodi diversi, con diversi percorsi, accessi e stazionamenti.
Le nuove pandemie ci hanno costretto a riconsiderare nella progettazione altri canoni di sicurezza, e a riprogrammarli, in particolare per tutti i luoghi di connessione o aggregamento dove osserviamo forti interrelazioni personali, dalle scuole agli uffici, agli ospedali, alle stazioni, agli aeroporti, tutte situazioni nelle quali abbiamo capito quanto sia importante muoversi e operare con nuove regole di igiene e distanziamento. Abbiamo imparato forzosamente a ripianificare i sistemi di aereazione, le modalità di pulizia e di manutenzione, le automazioni dei servizi. I nuovi spazi di lavoro, in coworking ad esempio, dovranno rispettare esigenze di maggior libertà e ampiezza, ma richiederanno altresì precisi caratteri di funzionalità, e necessarie scansioni spaziali scientificamente studiate.
Le aree deputate ad usi tecnologici sempre più avanzati inducono costantemente nuovi stimoli e richiedono grandi capacità progettuali. Per analizzare il contesto dove si inseriranno i progetti sarà indispensabile avere una chiara visione dell’habitat su cui l’opera insisterà valutando la situazione, partendo dalle evidenze storiche e dalle strutture degli edifici esistenti, o che sono preesistiti nella stessa area, studiando le situazioni ambientali con una maggiore consapevolezza rispetto al passato e con più attenzione per i dati sociali.
L’edificio dovrà diventare una macchina energetica, con un capovolgimento totale dei modelli costruttivi, supportati da innovative tecnologie impiantistiche, non a valle del processo di progettazione, ma integrate prioritariamente nel building design. La progettazione degli alloggi in futuro dovrà inoltre essere improntata anche dalla capacità di rendere gli edifici elastici ai cambiamenti nel tempo, pensando a costruzioni e ad ambienti flessibili, che nel corso della vita possano cambiare configurazione e destinazione, creati già con la possibilità di modificarsi in funzione di nuove esigenze.
Per questo bisogna saper interagire tra diverse figure professionali per gestire insieme le diverse informazioni. L’architetto con un piccolo studio, pur rimanendo il punto di riferimento, è diventato evidentemente inadeguato per affrontare da solo le nuove e diverse necessità del mercato, che anche a seguito delle nuove politiche degli incentivi attiva nuove ineludibili competenze tecniche. Dovrà quindi necessariamente avvalersi di nuove figure: esperti di tecnologie energetiche ed ambientali e dei nuovi materiali, termotecnici, strutturisti in grado di elaborare nuove forme, in una visione pragmatica congiunta ad una operatività più multitasking e alla capacità di orientare il clima di lavoro verso un maggiore equilibrio nelle relazioni.
Emergono qui altri punti critici: bisogna fare i conti con una committenza normalmente poco competente sulle implicazioni attuali, e future, del costruire, che ha spesso l’esigenza di confrontarsi con un interlocutore unico se pure affiancato da team multidisciplinare. E contemporaneamente bisogna stare al passo con l’informazione e i cambiamenti, in particolar modo nel campo delle normative (dagli incentivi alle certificazioni).