Mario Draghi non vuole correre rischi. Ha garantito personalmente alla commissione europea l’attuazione delle riforme italiane previste dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e di resilienza) sul quale gli uffici di Bruxelles avevano sollevato più di un dubbio.
Così usa il pugno di ferro per evitare brutti scherzi e il rischio di perdere i circa 200 miliardi di euro di risorse destinate dalla Ue all’Italia per la ricostruzione post Coronavirus. La grande novità del presidente del Consiglio è il varo della Cabina di regia, messa in campo per evitare le micidiali paludi della burocrazia italiana. Draghi ha un ruolo chiave su tutto: la Cabina di regia è «presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri» e, in caso di «mancato rispetto» o di ritardi negli impegni, commissarierà ministeri ed enti locali.
SuperMario spinge su un doppio pedale: il confronto e il decisionismo. Lo stesso avviene quando emergono dei dissensi nel suo eterogeneo governo di unità nazionale. È accaduto in particolare con il segretario della Lega Salvini e con il leader del Pd Letta. Alla fine si è imposto. È accaduto anche con i sindacati. Dopo i contrasti ha trovato una soluzione sul tema degli appalti mentre è ancora scontro sulla richiesta di allungare il blocco dei licenziamenti causa virus. Dialogo e decisionismo. Anzi: cesarismo dolce.