Pubblichiamo le fotografie di Vincenzo Marroccoli, in arte Monzino. Ecco una breve presentazione dell’artista e delle sue opere.
Il fotografo ti ruba l’anima? Certo. Un artista vede cose di te che sai, ma anche quelle che non sai. Soprattutto, offre un’immagine di te significativa per chi guarda, al di là delle intenzioni.
Come ogni opera d’arte, una fotografia d’autore va nel mondo e irradia il proprio mistero, interpretato in modo diverso da ciascuno di coloro che la guardino.
C’è lo sguardo affrettato: vedrà solo il bellissimo ritratto di Giorgio Faletti o di Castiglioni, Maroni. C’è lo sguardo attento, di chi magari non vorrebbe mai che gli rubassero l’anima, ed è contento che Monzino lo abbia fatto ad altri.
Proviamo a ingrandire la foto: guardiamo un occhio di Faletti, che ci guarda dritto, poi l’altro, poi tutti e due. Ogni occhio esprime un sentimento diverso. Ci dice tanto di lui: io ci sono, vi guardo, sono diverso da quello che pensate. Forse presagiva la malattia o la fine.
Maroni: l’intuizione di Monzino ne fa un’icona jazz, un lampo di ironia, la curva di una attività politica intensa, simboleggiata nello strappo del manifesto. Voluto da Maroni o dall’artista? Lo strappo sta a raffigurare due personalità, una pubblica e l’altra più leggera che deve rimanere privata?
E che dire di Castiglioni? La leggerezza di un grande, di un grande vecchio, una persona felice, che si offre all’obiettivo, ma non ha bisogno di palcoscenici.
Come i grandi ritrattisti del passato, pensiamo a Holbein e a certi volti che sono vivi e attuali dopo secoli, Monzino con un click salva dall’oblìo della morte chi ha lasciato una traccia nel mondo. Non basta quello che hai fatto in vita: ci vuole un fotogramma, per l’eternità.