Aspetta, non affrettarti a sbarcare sull’isola (1), tanto a lungo cercata sull’infinito orizzonte.
Chiediti prima cosa l’isola rappresenti per te: rifugio sicuro dalle tante tempeste o luogo di oblio?
Eea ed Ogigia: mai raggiunte per caso e tanto difficili da abbandonare. (2)
Ricordati dei tanti compagni, fratelli, figli che hai perso lungo la rotta, travolti da onde vorticose e da venti ululanti. (3)
Ricordati chi abita l’isola: Apatia ed Atarassia ninfe gemelle, divine, encefalofaghe e bifronti: da un lato viso di donna bellissima e seducente, dall’altro muso di orribile mostro. (4)
Aspetta che la tua mente desiderosa di esperienza abbia percorso nuovi itinerari.
Invoca Pazienza, Perseveranza e Coraggio, gli dei tutelari per completare il tuo viaggio cosi faticoso.
Ricordati quale hai stabilito fosse la meta del tuo lungo peregrinare: la conoscenza più grande, l’armonia, l’equilibrio oppure
semplicemente l’ancora più ambiziosa conoscenza di te stesso.
Cosi l’isola, quando sarai sbarcato, ti si potrà rivelare troppo piccola o al contrario troppo grande.
Aspetta che Aurora, rosea figlia del Crepuscolo, illumini più volte e più volte ancora i tuoi occhi già carichi di esperienza.
Aspetta di aver completato i dovuti riti sacrificali agli dei, affinché ti forniscano il salvifico antidoto. (5)
Solo allora sarai pronto a sbarcare sull’isola.
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P.S. Questa notte parole in libertà attraversavano vorticosamente il mio cervello, come atomi impazziti, che compivano orbite irregolari, sbattendo ora qua ora la nella calotta cranica.
Ho trascorso la notte a catturare gli atomi, a metterli in fila per costruire molecole.
Al mattino presto il lavoro era ultimato e l’Isola aveva assunto nella mia testa forma definitiva.
Come in tutte le poesie anche nell’Isola ognuno può “leggere” quello che preferisce, seguendo ciò che la propria sensibilità gli suggerisce.
Ho ritenuto opportuno aggiungere alcune note solo per spiegare quello che io ho “sentito” nello scriverla.
1 – L’Isola rappresenta la vecchiaia, intesa non come età anagrafica, ma come stato mentale
2 – Le isole di Circe e Calipso, contrariamente al racconto omerico, sono cercate dall’uomo stanco delle tante traversie, come riparo temporaneo. L’uomo giusto e ancora vigoroso deve trovare dentro di sé l’energia per fuggire dall’abbrutimento e riprendere il viaggio.
3 – Il ricordo delle perdite affettive deve essere lo stimolo per riprendere con più vigore il proprio
4 – Le due gemelle, divorando il tuo cervello, ti riducono a pura materia grezza, privandoti dell’essenza dell’umanità.
5 – Riti sacrificali, cioè i sacrifici quotidiani letti come percorso di purificazione (il salvifico antidoto), consentono all’uomo giusto di meritare, attraverso la salvezza del suo spirito, la vita eterna. Poco importa se essa si chiami Paradiso, Campi Elisi, Nirvana o quanto altro.
Ora, se vuoi, leggi di nuovo l’Isola.