Un’altra delle sfide dell’Architettura nel prossimo futuro sarà il saper riaffermare continuamente la credibilità di questa professione, che ha in sé la capacità di interpretare il proprio tempo, certamente in antitesi con la politica che invece appare spesso troppo distante dai problemi che si stanno vivendo. L’idea stessa della città appare oggi fortemente in crisi: la logica delle reti interne dovrà essere riconsiderata e sarà necessario individuare più centri nella stessa città, facilmente collegabili e raggiungibili tra di loro, valorizzando le qualità caratterizzanti delle varie zone. Possiamo prevedere che le nuove interconnessioni tra i quartieri potranno essere progettate con soluzioni green, “non stradali”, in particolare vie aeree, con straordinari vantaggi per la velocità di connessione e con indubbie valorizzazioni paesaggistiche. A questo scopo anche tutte le infrastrutture dovranno sempre essere approfonditamente considerate prima delle nuove edificazioni, con una attenta e dettagliata progettazione al fine di realizzare un sistema urbanistico organizzato, ricercatissimo sul piano della mobilità, con strumenti che sappiano guardare ben oltre il proprio limitato confine amministrativo ma che sappiano collegarsi a tutto il territorio circostante, in una costante sintonia con tutti gi ambienti confinanti.
Iniziando a considerare gli spazi dell’Architettura più privata, quelli che riguardano le singole abitazioni, dobbiamo riflettere sul fatto che noi costruiamo le nostre case al confine tra il privato e il pubblico, tra l’intimo e il sociale. Sono confini mobili, spazi liberi ma dettati dai rapporti delle relazioni umane. Le nostre abitazioni ci avvolgono e devono proteggerci, ma si aprono sugli spazi esterni, e nel disegnarle dovremmo lavorare su esigenze non standardizzate ma con chiare personalizzazioni, anche nei grandi centri densamente abitati. Dobbiamo progettare edifici dove si viva bene, in un sistema di condivisione, ma con ambienti tutti diversi. Un po’ come nei centri storici, dove convivono edifici storici di varie epoche, il nuovo e il moderno e tantissime tipologie di attività e di residenti, quindi dobbiamo realizzare un sistema di condivisione di personalità e di attività, coltivando insieme le nostre diversità e accettando le diversità degli altri.
Ne consegue che quando costruiamo le piccole abitazioni le sfide non devono essere diverse da quelle per i grandi edifici: il nostro scopo deve essere quello di identificare i caratteri dell’edificio che meglio si adattano alle mete del progetto. Dentro gli spazi del privato dobbiamo rientrare in contatto con il nostro io più autentico. I materiali che ci circonderanno dovranno parlarci di quel che desideriamo per noi. Gli elementi dell’architettura domestica devono aiutarci a ricordare chi siamo davvero.
Gli ambienti delle nostre case devono riequilibrarci e allo stesso tempo suscitarci emozioni, una buona Architettura può e deve amplificare le nostre sensazioni. Per dirla con Alain de Botton nelle sue Consolazioni della filosofia, «ciò che chiamiamo casa è semplicemente qualsiasi luogo che ci faccia comprendere con maggiore coerenza le importanti verità che il mondo nel suo complesso ignora o che noi, indecisi e distratti, fatichiamo a tenerci strette». Costruire è preservare ciò che ci sta a cuore.