Filippo Crea, cardiologo dell’università cattolica riferisce un dato sconcertante: dopo la Spagna l’Italia è il Paese ad aver registrato nel 2020 più morti “in eccesso” — rispetto alle medie del quinquennio precedente — sui quali non è mai stato diagnosticato il Covid-19. In altre parole ogni due decessi per il contagio se ne conta uno formalmente attribuito a cause diverse. Circa 40 mila decessi in più del solito, che restano apparentemente senza spiegazione.
A dire il vero, se si considera l’impatto che le restrizioni per il contenimento del virus hanno avuto sulle terapie per patologie non Covid, c’è ben poco da spiegare. Un report elaborato da Osservatorio Iqvia con il supporto di Farmindustria ha monitorato l’accesso alle diagnosi, alle visite specialistiche e alle cure di diversi gruppi di pazienti ponendo a confronto i primi mesi del 2021, il 2020 e il 2019.
Complessivamente, è stato perso il 13 per cento delle nuove diagnosi, che corrisponde a 635mila persone che non hanno potuto intraprendere tempestivamente percorsi di cura a loro necessari. Diagnosi tardive che corrispondono spesso a un peggioramento della prognosi. Fortunatamente la prima parte del 2021 ha visto una forte spinta in senso opposto in moltissime aree (in particolar modo la diabetologia), ma con l’incubo della variante Delta che torna ad affacciarsi bisogna correre ai ripari.
Lo studio ha infatti dato la parola ai clinici, interrogati su come smaltire i ritardi nelle liste di attesa per visite accumulati nelle fasi acute della pandemia (dai 4 ai 7 mesi). Le risposte sono state concordi: è necessario rafforzare la medicina territoriale, ridisegnare i percorsi di gestione del paziente sia a casa che in ospedale, infine occorre investire più risorse nel settore, per esempio assumendo nuovo personale.
Durante la presentazione dei dati – un livestream organizzato da Formiche.net – è intervenuto anche il Presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi che ha commentato “È evidente che la pandemia avrà conseguenze fortissime sia in termini di salute dei cittadini che in termini di organizzazione del Sistema. Più del 40% cento dei pazienti ha rinunciato alle cure nel corso della pandemia, tra questi, due milioni di persone hanno dovuto fare a meno di cosiddette ‘prestazioni non differibili’. La mancata assistenza ha fatto sì che in media si siano persi 0,9 anni di vita, dato tuttavia soggetto a forti variazioni regionali poiché in Lombardia si sono persi ad esempio 2,4 anni di vita”.
Secondo il presidente di Farmindustria, diventa fondamentale anche aiutare le persone a superare il timore degli ospedali. Sarà importante usare quindi efficaci metodi comunicativi e utilizzare al meglio i fondi resi disponibili con il Pnrr. In combinazione a questa possibilità, urgerebbe corroborare la rete della medicina digitale e dell’assistenza territoriale. Per ripartire e sfruttare le opportunità create dai fondi, bisognerebbe inoltre continuare lo sviluppo della collaborazione pubblico-privato. Scaccabarozzi sostiene anche l’urgenza dello sviluppo di una filiera corta in ambito farmaceutico, fondamentale per sostenere la competizione europea.
“L’Italia, deve inoltre lavorare sul rapporto creatosi tra ricerca farmaceutica e sistema regolatorio. Un filo diretto che ha ammortizzato egregiamente la pandemia. – continua Scaccabarozzi – Nel 2021 sono stati approvati 55 farmaci da Ema, rispetto ai 33 dell’anno precedente. La sfida sanitaria e farmaceutica rimarrà sul medio e lungo termine e in questo senso le istituzioni e le industrie si dovrebbero porre al fianco del paziente perché non si sentano abbandonati. Anche le imprese sono pronte a fare la loro parte”.
DATI DEL REPORT OSSERVATORIO IQVIA
Nel 2020, nelle principali patologie respiratorie e cardio metaboliche si rileva una contrazione significativa delle nuove diagnosi (-613.000 pari a un calo del 13%), dell’inizio di nuovi trattamenti (-350.000, -10%), delle visite specialistiche (-2,2 milioni, -31%) e delle richieste di esami (-2,9 milioni, -23%).
In area respiratoria (BPCO/asma) si osserva un calo significativo delle nuove diagnosi (BPCO: -84.000, asma: -195.000), dei nuovi trattamenti (-65.000, -159.000), degli invii allo specialista (-154.000, -158.000) e delle richieste di spirometria (-136.000, -157.000). Non si osservano variazioni rilevanti nell’impatto delle due ondate di Covid-19 in ambito respiratorio, in cui il dato del 2020 rimane lontano da quello del 2019 – seppure in maniera minore – anche nei mesi estivi, meno impattati dalla pandemia.
In ambito cardiovascolare (fibrillazione atriale/scompenso cardiaco/ipertensione) si rileva una contrazione significativa delle nuove diagnosi (fibrillazione atriale -47.000, scompenso cardiaco -19.000, ipertensione – 211.000), dei nuovi trattamenti (-29.000, -3.000, -69.000), degli invii al cardiologo (-301.000, -99.000, -1,1M) e delle richieste di ECG (-214.000, -78.000, -1,3M). Le due ondate di Covid-19 hanno impattato maggiormente gli invii al cardiologo e le richieste di ECG, generando una forte riduzione annua, mentre c’è stato un parziale recupero nella seconda parte dell’anno delle nuove diagnosi e dei nuovi trattamenti.
Anche in area diabete si è registrata una riduzione del numero di nuove diagnosi (-58.000), nuovi trattamenti (-24.000), richieste di visita dal diabetologo (-400.000) e richieste di esami per glicemia (-1,1M). Le due ondate di Covid-19 hanno impattato maggiormente gli invii al diabetologo e gli esami di glicemia, mentre c’è stato un parziale recupero nella seconda parte dell’anno sulle nuove diagnosi e sui nuovi trattamenti.
Anche in ambito oncologico si osserva una contrazione nell’accesso a diagnosi e cure. Il parziale recupero nei mesi estivi non ha compensato il calo provocato dalle due ondate di Covid-19: complessivamente, nel 2020 sono state fatte 30.000 diagnosi di tumore in meno rispetto all’anno precedente. In particolare, si rileva la diminuzione delle richieste di screening per tumore al seno (-9%), ai polmoni (-9%) e al colon (-14%). Inoltre si registra la contrazione delle nuove diagnosi per tumore (-11%), degli inizi trattamento (-13%), degli interventi chirurgici (-18%) e dei ricoveri (-16%). Dopo l’iniziale interruzione delle visite di screening e follow up dovuta alla chiusura di molti reparti e ambulatori si è osservato un recupero parziale durante i mesi estivi che non ha tuttavia compensato la contrazione delle diagnosi e delle terapie. In concomitanza della seconda ondata pandemica, si è osservato un nuovo calo negli accessi, che ha contribuito ad aumentare la contrazione annua rispetto al 2019.