Il grafico del Prodotto Interno Lordo (Pil) pro capite mostra che da ben 20 anni l’Italia, nelle fasi positive del ciclo economico, cresce meno degli altri paesi UE (27) ed in quelle negative decresce molto di più. Si tenga conto che la media (linea arancione) contiene l’Italia, se i dati relativi al nostro paese fossero estrapolati dalla media la differenza in negativo sarebbe ancora maggiore. Ho preferito attenermi ai puri dati Eurostat senza rielaborazioni per facilitare la verifica di quanto scrivo.
A questo punto ci vuole un colpevole! Una volta si sarebbe parlato di complotto “demo-pluto-giudaico-massonico” ora più semplicemente possiamo dire che la colpa è dell’Europa! Si, la colpa è effettivamente dell’Europa, ma di troppa poca Europa in Italia.
Le riforme più urgenti di cui il nostro paese ha bisogno per riprendere a crescere sono proprio quelle che l’Europa ci richiede: giustizia (civile, amministrativa, fiscale e penale), istruzione, concorrenza ed efficienza della Pubblica Amministrazione.
I numeri parlano chiaro l’Italia è un paese in declino, se il termine di paragone è l’Europa, se invece fossero altre aree geografiche, quali quelli viciniori del Nord-Africa, allora avremmo qualche motivo per essere contenti.
Abbiamo bisogno di più Europa nella giustizia, nella concorrenza, nella Pubblica Amministrazione e nella educazione. Anche in questo settore dove ci si vanta perché ci sono eccellenze italiane (ma ve ne sono anche in Ruanda) i dati ci pongono tra gli ultimi.
«Le genti del bel paese là dove ’l sì suona», (Inf. XXXIII, vv. 79-80) sono sempre più povere in termini assoluti e relativi, e non vi è segno di alcuna inversione di trend. Il fallimento della classe politica italiana, siano essi i populisti di sinistra o di destra o i sedicenti europeisti è lì nei numeri. La responsabilità ultima è degli elettori ovvero del paese stesso, che ha bisogno di dati, di fatti e non di slogan, alcuni peraltro di memoria fascista.
Essere europeisti oggi, per me, significa argomentare con fatti oggettivi per far capire all’uomo della strada che ad esempio Bolkestein fa solo rima con Frankenstein e nulla più e che mentre qui si parla altrove, in Europa, si fanno riforme che portano crescita economica ed opportunità per le persone. Mi verrebbe voglia di dire “dum Romae consulitur Saguntum expugnatur” ma pochi mi capirebbero: la sfida è comunicare in maniera chiara, oggettiva, basata su numeri che stiamo morendo di poca Europa.