“La crisi è da codice rosso, inevitabile e irreversibile”. È questo il senso raggelante del 6° Rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (International Panel on Climate Change – Ipcc) dell’Onu, diffuso il 9 agosto 2021. Guterres, segretario generale Onu, è stato ancora più esplicito, chiarendo che l’allerta rossa per l’umanità ha una sola alternativa: riduzione immediata, rapida e su scala planetaria delle emissioni di gas serra, di cui sono responsabili i combustibili fossili. Che sia l’allarme più preoccupante mai lanciato dall’Ipcc, al punto che lascia aperta la via all’ipotesi dell’Apocalisse, è indubbio. Colpisce l’ammonizione diretta ai responsabili dei vari paesi: «È tempo che i governi siano seri». La gravità della crisi, che si manifesta con un aumento esponenziale degli eventi meteorologici estremi, come l’inarrestabile innalzamento del livello del mare, gli incendi, la siccità, le alluvioni, le trombe d’aria ecc., è senza precedenti. Per conseguenza, Guterres raccomanda, come primo atto indifferibile per favorire un’inversione di tendenza, di «suonare le campane a morto per il carbone e i combustibili fossili, prima che distruggano il nostro pianeta».
Eppure, fino a poco tempo fa, relegando lo spirito critico in un cantuccio, si preferiva imporre il silenziatore al problema e si cantavano le lodi dell’energia, apportatrice di benessere a prescindere dalle fonti da cui veniva ricavata.
D’altra parte, si diceva, sarebbe immaginabile vivere, solo per fare qualche esempio, senza l’energia elettrica, senza la benzina per le nostre auto, senza il gas per la cucina e per il riscaldamento, senza le centrali elettriche e nucleari, senza le industrie alimentate dall’energia, in particolare, per essere precisi, dalle energie non rinnovabili, prodotte dai combustibili fossili, e, ai nostri giorni, solo in minima parte, finora trascurabile, dalle energie rinnovabili? Ecco, già questa elencazione ha il potere di far vacillare gli osanna all’energia comunque ottenuta e di ricordarci che ogni problema ha una dimensione ambivalente, double face.
Fatalmente, questa duplice dimensione è intrinseca a ogni argomentazione concernente l’energia, estremamente necessaria e utile per lo sviluppo dell’economia umana, ma anche, solo se si considerano gli effetti negativi prodotti da certe sue forme ampiamente utilizzate a livello planetario, di malessere, anzi di grave malessere. Ci limitiamo per ora ad accennare soltanto ai cambiamenti causati dall’inquinamento della terra, delle acque e dell’atmosfera per sottolineare come certe forme di energia stanno mettendo a rischio, come sottolineato nel suddetto Rapporto, addirittura la sopravvivenza dell’uomo e delle altre creature sulla terra.
Ma andiamo con ordine elencando le più comuni fonti di energia, in modo da giustificare nel bene e nel male le nostre affermazioni a partire da dati di fatto, se possibile, non contestabili. La prima classificazione va fatta tra fonti di energia primaria e fonti di energia secondaria: le prime sono quelle presenti in natura e direttamente utilizzabili: petrolio, carbone, gas, biomasse (legna da ardere), combustibili fossili e nucleari, energia idroelettrica, eolica, geotermica e solare. Le fonti di energia secondaria, invece, non sono direttamente disponibili in natura essendo ricavate da processi di trasformazione delle primarie, come ad es. l’energia elettrica.
Per ciò che riguarda la loro disponibilità, la distinzione va fatta, da un lato, tra fonti esauribili e non rinnovabili e, dall’altro, fonti non esauribili e rinnovabili. Tra le prime citiamo i combustibili fossili – carbone, petrolio, gas naturale – e nucleari, come l’uranio. Tra le fonti non esauribili e rinnovabili, oltre alle biomasse, evidenziamo l’energia idroelettrica, eolica, geotermica e solare. I più importanti sforzi di sviluppo, a causa dei problemi causati dalle fonti non rinnovabili, che hanno apportato grossi benefici moltiplicando però i disastri di cui diremo più specificamente in seguito, sono attualmente concentrati sulla possibilità di sfruttare razionalmente e con costi sostenibili l’energia idroelettrica, eolica e soprattutto solare.
Si comprende allora perché, dopo i disastri del passato e del presente, dopo, per es., per entrare nella triste attualità, il concentrato di nubifragi, inondazioni e fenomeni distruttivi estremi che si sono verificati in molte parti del globo, oltre che in molte regioni della nostra Italia, l’attenzione di ogni persona dotata almeno di senso comune non può che essere rivolta alle energie alternative e rinnovabili, in grado di assicurare energia pulita nel rispetto dell’ambiente. Di che cosa stiamo parlando? È presto detto. Cominciamo intanto ad elencare, in riferimento alle energie rinnovabili, in ordine di importanza, l’energia solare, l’energia idroelettrica, l’energia eolica e l’energia geotermica. Si tratta di forme di energia pulita che si contrappongono alle fonti fossili che, a causa delle emissioni di quantità smisurate di gas serra e di altre emissioni nocive e spesso letali, sono all’origine dell’allarme rosso che l’Onu ha lanciato. Sono proprio le fonti fossili di energia che hanno provocato livelli di concentrazioni in atmosfera di CO2 e metano mai registrati negli ultimi 800 mila anni, determinando inquinamento insostenibile del suolo, delle acque e dell’atmosfera e contribuendo in maniera decisiva a favorire i cambiamenti climatici, che hanno devastato la nostra stupenda e unica oasi terrestre. Un Eden perduto! Il problema rischia di assumere l’aspetto di un incubo se riflettiamo sul fatto che non è possibile sottrarre all’atmosfera l’anidride carbonica di cui l’abbiamo “arricchita”, ma possiamo soltanto evitare di immetterne altra. Non per nulla, il recente Rapporto dell’Ipcc ha dichiarato irreversibili i cambiamenti climatici. La sola risposta per tentare di scongiurare la devastazione è la riduzione immediata, rapida e su scala globale delle emissioni di gas serra, di cui sono responsabili i combustibili fossili. Il che, purtroppo, presenta non poche difficoltà, se consideriamo che la Cina e altri paesi, da quest’orecchio, sono completamente sordi.
Se questa è la realtà, il surriscaldamento globale, effetto diretto delle emissioni di cui sopra, che è all’origine dello sconvolgimento delle stagioni, della tropicalizzazione del clima, dei ricorrenti nubifragi, dello scioglimento dei ghiacciai polari, dell’innalzamento del livello dei mari, fa dire a scienziati come Romina Gobbo, direttore scientifico di Greenaccord, che i 46 gradi registrati in questa estate in Nord America e, aggiungiamo noi, in tutta la Sicilia, dove si sono spesso superati i 50 gradi, ma anche in altre regioni, moltiplicheranno i problemi di sopravvivenza delle creature terrestri. Uragani, tornado, tifoni, diluvi, incendi giganteschi e indomabili (v., ad es., Australia, California e quasi tutte le nostre regioni meridionali con la Sicilia, purtroppo, in testa), nonché ondate di calore e siccità impenitente che stanno divorando molti chilometri quadrati di suolo, un tempo produttivo, ampliando paurosamente le zone desertiche, sono il segno di uno squilibrio planetario desolante. Insensato è stato lo sfruttamento intensivo dei combustibili fossili e il conseguente avvelenamento del suolo, dell’aria e del mare da parte delle industrie, che di essi hanno fatto e continuano a fare largo uso. Non suggeriscono nulla, tanto per fare qualche esempio, Taranto, Priolo, Augusta, Gela, Porto Marghera ecc.?
Tutto ciò per non citare le gravi conseguenze sul versante della salute. L’aumento esponenziale delle malattie respiratorie, dei tumori e di altri morbi mortali denuncia come l’energia ricavata da fonti fossili rischi ai nostri giorni di sferrare il colpo mortale alla vita sul pianeta terra.
È patetico ricordare che, ai tempi della prima e seconda rivoluzione industriale, si parlava di smog, sintesi di smoke (fumo) e fog (nebbia), come del pedaggio da pagare allo sviluppo e al progresso. Non c’erano alla moda fino a poco tempo fa perfino gli abiti color “fumo di Londra”?
I mali di cui abbiamo detto reclamano da parte nostra un’azione coerente per una presa di coscienza collettiva di essi come causa principale dei malesseri che mettono in forse la sopravvivenza stessa della vita sulla terra. La natura, sfregiata e stuprata, reagisce e si rivolta contro l’uomo, al quale molti ecologisti affibbiano ormai il terribile epiteto di unico “nocivo” nel contesto delle creature che popolano la terra.
Ciò posto come dato di fatto incontestabile, va ribadito come le forme di energia pulita siano il punto di partenza in primo luogo per ridurre l’inquinamento planetario e, quindi, per favorire la rinascita del globo terrestre nei limiti del possibile. Energia solare, idroelettrica, eolica e geotermica assurgono dunque di diritto al rango di possibilità provvidenziale di rigenerazione del pianeta e delle sue creature, intese, letteralmente, in senso francescano.
I nuovi benefattori dell’umanità saranno, per conseguenza, coloro che, grazie alle loro scoperte, consentiranno nel breve termine di sostituire integralmente le energie non rinnovabili ed inquinanti con le energie pulite, in primo luogo con l’energia solare. È necessario fornire mezzi sufficienti agli scienziati ed operatori del settore per arrivare allo sfruttamento dell’energia solare a prezzi competitivi, inferiori, ad es., a quelli della benzina.
A tale proposito, non si può non esprimere un plauso alla Commissione Europea, che ha proposto il 2035 come l’ultimo anno in cui si potranno vendere auto a benzina o diesel in Europa. Il cammino è tracciato: tra pochi anni saranno in commercio solo auto elettriche. Tutto bene dunque? Sì, ma ad una condizione, che cioè l’energia elettrica non venga prodotta, come oggi avviene in massima parte, nelle centrali che utilizzano il nucleare o i combustibili fossili, ma esclusivamente nelle centrali solari, che esistono ma devono superare l’handicap degli alti prezzi di produzione.
Molti ostacoli ha superato l’uomo; dunque, malgrado tutto, guardiamo al futuro con speranza e fiducia. Le energie pulite con quella solare in testa potranno salvare il mondo. Ma non c’è tempo da perdere, ammonisce l’Onu.