La mia prima avventura, come giornalista in erba, fu disastrosa.
Frequentavo a Nuoro il liceo classico e avevo fondato un giornale studentesco, che era entrato nella rete nazionale di “Tutti”, guidata da Claudio Leone e di cui faceva parte Andrea Purgatori, oggi giornalista di punta.
Per il mio giornaletto, quattro facciate formato “lenzuolo”, chiesi timidamente un’intervista al sindaco Gonario Gianoglio, che era considerato l’uomo del cambiamento. Mi ricevette, con benevolenza, non al comune ma nella sua casa di via Veneto.
Il tema era intrigante: “Con quali speranze Nuoro, epicentro del malessere, si preparava ad affrontare l’emergenza degli anni ’70?”.
Gianoglio, un sindaco giovane e battagliero, rispose per mezz’ora alle domande incerte di un neofita. Io scrissi in maniera fitta su fogli volanti, come fossero gli appunti di una lezione della mia professoressa di italiano, Lucia Pinna, un mito per i suoi alunni.
Andai via soddisfatto come se fosse un piccolo scoop, e infilai in tasca gli appunti che invece misteriosamente presero il volo, chissà dove.
Fu una ricerca affannosa, inutile.
L’indomani, dopo il suono della campanella, di fine lezioni, del liceo “Giorgio Asproni”, con una buona dose di coraggio, bussai alla porta del sindaco, questa volta in Comune, e con sgomento confessai di aver malauguratamente smarrito i fogli con le sue risposte.
Gonario mi guardò perplesso, scuotendo il capo. «Ragazzo – mi disse- così non va. Stai cominciando male. Non ho un attimo di respiro. La città è in dissesto, stiamo scoppiando. Il tempo disponibile è davvero poco. Devo dare risposte alla gente. Guarda, guarda quanti cittadini attendono fuori. Ma per tè farò uno strappo».
Per me fu una sciabolata ai sogni di ragazzo, ma forse anche una lezione preziosa.
Gianoglio rispose velocemente alle nuove domande, riuscii a ricostruire il pezzo, che pubblicai sul giornale a 4 colonne. L’onore era salvo, la vergogna tanta. E continuai a coltivare i miei sogni, i sogni e le visioni di un ragazzo, che come quelli della sua generazione amava i Beatles e i Rolling Stones, ma iniziava a leggere Montanelli. Grazie Gonario. Ci mancherai, sindaco.