Louis Isadore Kahn (alla nascita Itze-Leib Schmuilowsky,1901-1974) definiva gli edifici “società di stanze”, le strade “stanze di intesa” tra le parti e le città “un’assemblea di luoghi investita della responsabilità di mantenere il senso di una forma di vita”. E tutto questo profondamente connesso ad un paesaggio dove la luce investe i luoghi e ne evidenzia le particolarità.
Proprio il modo stesso con cui i luoghi sono investiti dalla luce si è sempre rivelato e si rivela di fondamentale importanza per determinare la forma degli edifici e per creare i luoghi giusti e adatti a vivere nelle complessità e nelle contraddizioni della vita, tanto più da quando ci siamo resi conto che la crisi ambientale che affrontiamo in questo tempo implica anche una crisi umana. E noi siamo inseparabili dai luoghi in cui viviamo, in cui sviluppiamo nel tempo architetture diverse che non risolvono tutti i problemi, e dove non sempre è facile prevedere tutte le conseguenze del lavoro degli Architetti nei confronti della società e dei suoi fruitori. L’Architettura parte dal paesaggio, e noi portiamo dentro di noi i paesaggi e gli ambienti che abbiamo vissuto, luoghi che ci parlano di esperienze personali che ci hanno segnato e formato, e situazioni condivise che ci hanno fatto gioire o soffrire ma ci hanno creato dei ricordi indelebili. In particolare nelle città europee che si accentrano sui fulcri, tutto l’insediamento assume ed esprime significati partendo proprio da questi centri. e tutto il costruito si struttura in un organismo significativo, interagendo con le situazioni esterne dei luoghi che ne determinano la forma.
Il modo di vivere i luoghi costruisce anche l’identità umana. Nella città si manifesta ed è necessaria una netta divisione tra lo spazio dominato privatamente e quello dominato pubblicamente, e questo spazio non può fluire liberamente tra una situazione e l’altra. L’interno privato concretizza l’identità dell’individuo, riunendo quei significati che costituiscono il suo contenuto esistenziale personale, l’esterno pubblico raduna le istituzioni della vita della comunità e manifesta i valori su cui tale vita si impernia. Riunire queste realtà significa saper legare significati diversi.
Nel passato l’identità umana si definiva anche nei fattori e negli elementi di crescita personale in ambienti caratteristici. Oggi cosa potremmo dire di fattori caratterizzanti la personalità di una vita in ambienti privati in cui ai soffitti articolati del passato sono stati sostituite superfici neutre e piatte, in cui le finestre sono un mero espediente standardizzato per far entrare la giusta calcolata quantità di luce e aria? O per quanto riguarda gli spazi pubblici come influisce sulla crescita individuale la preorganizzata vitalità di un quartiere basata sulla quota variabile calcolata dei servizi e delle attività commerciali intesa a ridurre gli spostamenti degli individui nello spazio e a regolamentare la dimensione della socialità?