“Vi ucciderò con l’onda”
disse il vecchio
nascosto nella pelle di cenci,
il ghigno sbilenco,
lo sguardo vuoto,
rivolto al bimbo
che spaurito
guardava il padre.
“Cos’è l’onda, papà?”.
“L’onda va e viene.”
rispose il padre,
prendendolo per mano.
La mano così piccola
e tenera nella sua,
malinconica e forte,
gli rammentò che il bambino
non conosceva l’’onda.
E allora lo coprì
con cappello e sciarpa
e, via, si va alla stazione,
si salta sul treno.
Attraverso colline e monti
giunsero in vista del mare.
“Guarda, figlio, che bello.
Ecco, il mare è fatto di onde.”
“Ma allora morirò!”
disse il bambino,
gli occhi spalancati.
“No, piccolo, no
l’’onda non uccide
se la lasci andare e venire.”
“Ma quell’’uomo, allora..?”
“Quell’’uomo non è stato amato.”
“Parli difficile, papà.”
“No, se ascolti invece di sentire.”
Giunti sulla riva,
il piccolo sentì il rumore
calmo dell’’acqua
un andare e venire,
battere e levare,
dire e non dire.
E capì l’onda che va e torna.
Tanta dolcezza
non poteva fare del male,
pensò, si tolse le scarpe
e si avvicinò all’’acqua,
che si muoveva
come l’’azzurro
degli occhi del padre,
che luccicavano nel sole.
Si bagnò i piedi
e sentì il fresco
che gli accarezzava le caviglie.
“E’ questa l’’onda, papà??”
“Questa è l’’onda che si tocca.”
“Parli difficile di nuovo.”
Non rispose, il padre,
l’azzurro degli occhi perso
in pensieri vuoti
e prese a camminare,
cercando il ritmo
del suo dolore.
Vide, il bambino, un’ombra grigia
che accompagnava il padre
e pensò che sarebbe stato bello
dipingerla di giallo, come il sole,
che si specchiava nel crespo del mare.
Gli scivolò accanto e lo toccò:
“Hai un’onda triste, papà?”
Con distratto affetto
il padre lo carezzò e disse
“Ora conosci l’’onda che non si tocca.
Va e viene: non temerla.”
Tacque e riprese a scrutare altrove,
cercando il tempo dell’anima
nel moto del mare.