Che la rivoluzione verde abbia bisogno di tecnologie che aiutino a non sprecare risorse, è un dato di fatto. Quelle economiche sono le più importanti, fondamentali, per imprimere una svolta che avrà effetti di lunghissimo periodo. Il mercato dei capitali si muove con destrezza, soprattutto in questa fase di ripresa dell’economia. Tuttavia per agevolare gli investimenti nelle energie alternative, il Centro comune di ricerca dell’Unione europea ha messo a punto una piattaforma digitale per capire dove conviene investire. Energy and Industry Geography Lab, questo il nome, sta prendendo il largo con dati geospaziali a disposizione utili ad individuare le zone dove poter installare pale eoliche, impianti fotovoltaici o altro di green. Si tratta di mappe stratificate molto utili ai progettisti ed alle aziende che vogliono cerare nuove strutture. Ma solo a loro ?
La piattaforma consente di individuare anche le strutture per la cattura e lo stoccaggio della CO2, impianti su cui l’Italia vuole investire. Permette, inoltre, di osservare la rete di trasmissione dell’energia elettrica, finanche volumi ed intensità del traffico automobilistico. Il Commissario europeo Thierry Breton dice che la piattaforma aiuterà l’industria e la politica a pensare a ecosistemi industriali verso una transizione climaticamente neutra. E’ chiaro che transizione verde e transizione digitale non potranno procedere a lungo in maniera separata. Anzi, ” per la prima volta i dati sull’energia pulita e sulle infrastrutture industriali sono stati riuniti in un’unica mappa gratuita, proprio per pianificare al meglio la decarbonizzazione europea” ha spiegato la Commissaria europea per l’Innovazione Mariya Gabriel. Guardando all’Italia strumenti come Energy and Industry Geography Lab, ed altri in via di sperimentazione, possono rafforzare i piani per uno sviluppo sostenibile, utilizzare meglio e in maniera raccordata le risorse a disposizione. Possono qualificare anche la spesa pubblica su entrambi i fronti di innovazione ed energia ? Certo, andando oltre gli interessi di aziende ed investitori privati. Nel senso che se lo Stato, le Regioni o i Comuni vogliono essere protagonisti (come chiedono i Sindaci) del passaggio al verde e al digitale, lo Stato e kle sua articolazioni democratiche deve attrezzarsi per sfruttare ogni opportunità. E credo anche che da qui al 2030 dall’Europa arriveranno altri utili strumenti.
La Pubblica Amministrazione italiana non è pronta ? Consideri, allora, che messe insieme le due mission – digitale e verde – nel PNRR valgono oltre 100 miliardi di euro. Molti programmi sono ancora sulla carta, per cui si puo’ sperare in un’accelerazione dei processi a monte e a valle. In altre parole è auspicabile che la PA organizzi le cose come un qualsiasi buon imprenditore che insegue la remunerazione del proprio capitale. Il capitale qui c’è, bisogna solo cambiare metodo e velocizzare il sistema pubblico. Non è certamente un’ auspicio nuovo, ma l’occasione è davvero unica. Nella lunga lista di studi ed analisi sulla transizione green c’è chi vede l’Italia, alla fine del decennio, tra i Paesi europei messi peggio con tanta elettricità da fonti non rinnovabili. L’organizzazione Ember ha messo sotto accusa il sistema di incentivazione elettrico mediante centrali a gas. Un sistema lento a rinnovarsi che fa a pugni con tutti i piani di produzione da energie pulite. Germania,Italia e Polonia al 2030 sarebbero, dunque, i più arretrati tra i 27 Paesi. Per quanto possiamo le previsioni di Ember sbagliate, anche questo- come l’uso delle tecnologie a disposizione- è un dato di fatto. Le aziende hanno compreso la posta in gioco ed hanno preparato piani di investimenti miliardari. Qualche volta eccedono in enfasi e miraggi, ma un Paese che vuole davvero emergere e vincere la sfida epocale si prepara a dovere.