Ho già ricordato in un precedente articolo, l’importanza del libro di Christopher Coker “Lo Scontro degli Stati Civiltà” che finalmente ci dà una visione attuale di una geopolitica tradizionale, novecentesca, che non spiega più il nostro mondo.
Riassumere questo libro, che ho letto due volte, sarebbe impossibile. In pochissime parole questo grande studioso ci dice che i diritti e la democrazia, così faticosamente inventati dalla cultura occidentale, non esercitano più il fascino che per più di un secolo ha catturato le menti e i politici di tutto il mondo.
I dittatori, come Putin e Xi Jinping, non solo seguono, come tutti i tiranni, politiche di potenza, ma le appoggiano su costruzioni identitarie e culturali, che sono incredibilmente pericolose perché vogliono minare le fondamenta delle culture fondate su diritti e democrazia.
Le Olimpiadi invernali in Cina, alle quali i due dittatori partecipano insieme da protagonisti, ci offrono un esempio preoccupante di quello che può succedere. Con la giustificazione del Covid queste Olimpiadi non hanno più nulla dello spirito olimpico: la logica delle bolle, degli scafandri, delle quarantene simili a prigioni, ci mostrano a che punto può arrivare la logica della dittatura e della negazione della libertà.
Biden è scappato a gambe levate dall’Afghanistan, il mondo occidentale ha detto chiaramente che non manderebbe certo soldati a difendere l’Ucraina.
Anche se penso che il conflitto di Putin con l’Occidente rimarrà soltanto un gigantesco negoziato da suk di venditori di tappeti, resta il fatto che le democrazie occidentali hanno rinunciato ad esportare la democrazia e a difendere in ogni modo i diritti che sono stati conquistati dopo secoli di orrori, grazie al pensiero di grandi uomini come Voltaire, Montesquieu, Rousseau, Jefferson e tanti altri.
Molti popoli del mondo, anche in Europa, presi dalla paura, sembrano cominciare a pensare che le democrazie non siano in grado di assicurare sicurezza e una vita decente a tutti gli esseri umani.
Non è una novità che nei periodi di decadenza i popoli diventino deboli, non perché non hanno più armi ed eserciti, ma perché non credono più nei valori fondanti delle loro comunità.
Ma diritti e democrazia sono davvero soltanto lussi di comunità privilegiate? E come si conciliano questi diritti con il razzismo che perdura, non certo solamente in America?
Abbiamo mai chiesto a un comune cinese, a un povero russo di campagna se sia contento di poter essere arrestato, incarcerato e torturato, senza alcuna prova, o se preferirebbe che la polizia obbedisse a delle regole e che ci fosse un vero tribunale a giudicare delle sue colpe? Abbiamo mai chiesto a due poveracci, in tanti paesi del mondo, se sono contenti che i loro figli possano essere privati della libertà come Patrick Zaki, o addirittura uccisi, come Giulio Regeni, se sono contenti di questi metodi o preferirebbero vivere in Francia, in Inghilterra o anche in Italia?
I diritti e la democrazia non sono soltanto articoli di lusso per pochi privilegiati, ma l’unica garanzia di vivere in società umane dove la vita sia rispettata in tutti i suoi aspetti, si possa andare dove si vuole, istruirsi liberamente, pensare e scrivere quello che si sente, ospitare chi si vuole, provare emozioni o fare sesso con chi scegliamo di farlo. E così via.
È vero, per moltissime ragioni abbiamo rinunciato a esportare diritti e democrazia con gli eserciti e le armi, ma possiamo continuare a farlo con una potente comunicazione, che spieghi a tutti gli invisibili del mondo che questi sono gli unici strumenti inventati dagli esseri umani per rimanere tali e non ritornare agli orrori che per più di duemila anni hanno caratterizzato il nostro pianeta, che ha massacrato gli eretici, bruciato le streghe, gassato sei milioni di ebrei e ripulito interi territori da coloro che avevano una faccia diversa dalla nostra, o andavano a pregare da un’altra parte.
Le democrazie sono imperfette, il migliore dei sistemi imperfetti però: non impediscono discriminazione e razzismo, e molti altri crimini. Tuttavia i cittadini sono difesi dallo Stato e per quanto piccola e limitata possa essere questa difesa, è meglio della soggezione e della prepotenza del potere.