Intervista all’Ambasciatore Rocco Cangelosi
Con una lunga esperienza nella diplomazia italiana dove è entrato nel 1969, l’Ambasciatore Rocco Cangelosi è un attento osservatore dei meccanismi di integrazione dell’Unione europea e ritiene che per costruire un migliore futuro per l’Europa ci sia bisogno non solo di determinare obiettivi chiari ma anche di perseguirli attraverso un metodo preciso e con grande concretezza.
Prendendo spunto dalla sua esperienza personale di partecipazione ai negoziati, insieme ad un giovane Mario Draghi, che portarono al Trattato di Maastricht, Cangelosi intravede delle similitudini nel contesto e auspica che si possa ritrovare quello spirito negoziale.
“A trent’anni dalla firma del Trattato di Maastricht ci troviamo in una situazione analoga, che fu all’epoca determinata da due spinte parallele e convergenti, da un lato la necessità di completare il mercato unico e dall’altra una situazione esterna all’Europa di grande tensione, per esempio con la guerra in Iraq, la guerra nei Balcani e il fallito colpo di stato in Unione Sovietica, oltre alla necessità di costruire una casa per accogliere i paesi del ex blocco sovietico che dopo la caduta del muro guardavano all’Europa come un punto di riferimento”.
“In quel frangente l’Europa non si è frammentata e non si è dispersa ma i dodici hanno avuto il coraggio di porre sul tavolo le soluzioni, mostrando la volontà politica di raggiungere degli obiettivi precisi, tra cui quello di modificare la costruzione europea in modo da consentire l’allargamento e di fatto una pacificazione del continente”.
Ma questo percorso, ricorda Cangelosi, fu attuato attraverso tappe ben determinate, con documenti dettagliati, preparati con anticipo e precisione e seguendo una metodologia e una concretezza che consentì di raggiungere quegli obiettivi. Da Maastricht partirono infatti tutte le successive riforme verso la ‘costituzionalizzazione’ dell’Unione attraverso le tappe dei Trattati di Amsterdam, di Nizza e di Laeken.
“Oggi assistiamo all’interno dell’Europa agli effetti della crisi pandemica mentre all’esterno ci sono diverse crisi tra cui quella Ucraina, nel Mediterraneo oltre che sul fronte Indo Pacifico, e anche se ci sono divisioni tra gli Stati membri ci sono alcune cose da cui non si può prescindere”.
Prima di tutto l’ambasciatore indica la risposta economica che l’Europa ha già dato alle conseguenze della pandemia con il Next generation EU e la sospensione del patto di stabilità “ma la crisi pandemica postula anche la necessità di una politica sanitaria comune, un settore nel quale bisognerebbe fare un salto in avanti” che secondo Cangelosi potrebbe anche essere facilmente realizzabile attraverso la forma semplificata di riforma già prevista dal Trattato di Lisbona.
“E ci sono almeno altri tre obiettivi relativi alle politiche tra cui quello che riguarda la domanda di sicurezza in Europa; questo obiettivo richiede un percorso più articolato e complesso. Indubbiamente ci sono già degli strumenti che possiamo utilizzare come le cooperazioni rafforzate permanenti che consentono a un gruppo di Stati di collaborare e anche di mettere in comune eserciti”.
Senza dimenticare l’idea della “Bussola Strategica” lanciata dall’alto rappresentante Joseph Borrell a cui ogni paese dovrebbe dare il suo contributo, ricorda Cangelosi, senza nascondersi che “manca la volontà di dare una autonomia alla nostra difesa, che dovrebbe comunque essere sempre complementare e non alternativa alla NATO ma che è una necessità, come ci hanno più volte ricordato anche gli stessi americani”.
Gli altri obiettivi sono secondo l’ambasciatore Cangelosi una politica di bilancio comune e la politica sociale. “Sul patto di stabilità qualche aggiustamento andrà fatto e su questo una discussione è già in corso. La proposta più controversa è quella di creare una agenzia del debito che assorba i titoli che la BCE ha acquistato in grande quantità”
“È chiaro che il debito post pandemico richiede una soluzione molto articolata – spiega Cangelosi secondo cui bisognerà comporre le posizioni dei paesi frugali, della Germania, il cui Ministro delle finanze Lindner non sembra molto orientato ai cambiamenti, al contrario del Presidente Francese Macron “ma la posizione franco italiana è molto ben coordinata, soprattutto dopo il trattato del Quirinale, e la Germania dovrà tener conto di tutto questo”.
La crisi pandemica ha fatto emergere anche la necessità di rendere più strutturale il programma di sostegno sociale SURE “perché l’Europa per essere amata deve saper dare delle risposte anche in questo senso” dice Cangelosi “ e credo che questa prima iniziativa che è stata SURE andrebbe sviluppata cercando di garantire i sussidi di disoccupazione a livello europeo, ma cercando di utilizzare i fondi europei per creare posti di lavoro e rispondere alle esigenze soprattutto della disoccupazione giovanile e par farlo si potrebbe partire da un primo nucleo per lanciare questa Europa sociale che sarebbe un complemento necessario all’unione economica e monetaria”.
Nell’indicare tutti questi obiettivi relativi alle politiche dell’Unione, l’ambasciatore Cangelosi plaude anche alle proposte avanzate dalla rete TUTTI sulla piattaforma della Conferenza sul futuro dell’Europa, in particolare quella relativa all’unificazione del ruolo della Presidenza della Commissione e del Consiglio, relativa a SURE e al bilancio comune e incoraggiandoci dice “le vostre proposte sono tutte ragionevoli e condivisibili e devono essere sostenute”.
Allo stesso tempo l’ambasciatore auspica che la Conferenza sul futuro dell’Europa non si limiti a registrare le domande che vengono formulate nell’ambito della sua piattaforma digitale o dei panels di cittadini. “Non credo che i Francesi si possano limitare a questo” sottolinea ricordando che la Conferenza è stata voluta originariamente dal Presidente Macron e dovrebbe chiudersi proprio durante il semestre di Presidenza francese dell’UE.
“L’ideale sarebbe che da questa Conferenza emergesse l’idea di avviare una riforma dei Trattati attraverso la convocazione di una Convenzione” suggerisce Cangelosi secondo cui si potrebbe anche prolungare la durata della Conferenza per darle maggiore visibilità.
Secondo l’ambasciatore – che è stato rappresentante permanente dell’Italia presso l’UE dal 2004 al 2008 e consigliere diplomatico della Presidenza della Repubblica dal 2008 al 2015 – al momento non sembrano esserci le premesse “ma qui torna lo spirito di Maastricht perché al termine di quel negoziato erano indicati una serie di passaggi e tappe successive ben precise”.
“E’ in questo senso che il Parlamento europeo dovrebbe giocare un ruolo determinante, come lo ebbe all’epoca dell’atto unico e di Spinelli” indica Cangelosi secondo cui i partiti politici europei dovrebbero farsi portatori dell’esigenza di apportare delle modifiche al Trattato, sfruttando il momento delle prossime elezioni europee del 2024 per indicare che sarà il prossimo Parlamento eletto ad avere un ruolo semi costituente.
“Il Parlamento europeo dovrebbe riproporre anche il meccanismo degli Spitzenkandidat e potrebbe anche imporlo al Consiglio europeo, pretendendo che nomini quelle personalità emerse nel dibattito elettorale europeo” conclude Cangelosi sottolineando che “se la richiesta di cambiamento e di riforma venisse dal basso non credo che gli Stati poterebbero sottrarsi ma sarebbero costretti a rispondere con concretezza”.