Ho avuto il piacere di ottenere degli ottimi riscontri a livello di interesse generale per il mio articolo scritto qualche settimana fa per “La Fionda” ma anche per un post che ho scritto sulla pagina “Memorie di Roma”, riguardanti, entrambi, il Castello di Lunghezza. Questo monumento dimenticato è situato nella periferia ad est di Roma.
Tra le tante considerazioni che sono state fatte, si possono individuare facilmente due categorie di interessati: c’è chi è rimasto stupito nel conoscere, per la prima volta, un monumento nazionale così importante abbandonato dallo Stato e chi, invece, ha avuto la fortuna di visitarlo negli anni ’90. Alcune persone hanno voluto integrare questi miei scritti, aggiungendo alcune storie, riguardanti il Castello. Al contrario, i politici e gli amministratori che avevo cercato di coinvolgere (l’Assessore alla Cultura del VI municipio e il Ministro della Cultura) non hanno finora manifestato alcuna reazione, nonostante l’interesse per questo monumento da parte degli abitanti dei quartieri vicini che lo considerano un loro riferimento culturale. Non voglio commentare, però, il silenzio delle istituzioni, ma mettere in risalto di nuovo questo monumento che è senz’altro parte integrante della storia di Roma.
Scrivendo per un giornale che guarda all’Europa è però mia premura sottolineare come nel precedente articolo abbia messo in evidenza come un monumento “spoglio” come la Torre di Londra sia valorizzato in maniera eccelsa dallo Stato inglese, a differenza del Castello di Lunghezza che, molto probabilmente dopo il 1995, sembra sia stato “spogliato” dei suoi interni. A credere che i mobili del castello siano stati distrutti, dopo la morte dell’ultimo proprietario Malcom Munthe, è un professore di belle arti della “Royal Institute of Art” di Stoccolma, Måns Holst-Ekström, che dal 25 maggio al 14 settembre del 2019 ha presentato la mostra “Lunghezza” alla “Malmo Fotobiennal” . La mostra esponeva alcuni scatti fatti dall’artista degli interni del Castello di Lunghezza, molto probabilmente, riportati anche nel suo libro “<… som Italien> roman” . Quindi, paradossalmente, in Svezia il Castello di Lunghezza ha avuto molto più successo che in Italia. Eppure la storia del Castello, che non è possibile trattare per intero in poche righe, ha origine ancora prima dei tempi dell’antica Roma ed è legata ad alcuni degli avvenimenti più importanti della Città Eterna. Nel libro “Breve storia del Castello di Lunghezza, dal 900 a.C. ai giorni d’oggi” del 1984, scritto dai nobili studiosi Mary Colonna Bucci Casari e Umberto Morra, è riportato l’esatto punto dove Lucrezia, moglie di Collatino, violata dal vile Sestio Tarquinio (figlio di Tarquinio il Superbo), venne messa a giacere prima del rito funebre:
«Sotto il cortile del Castello di Lunghezza esiste ancora un passaggio sotterraneo nel quale si può vedere ancora una piccola nicchia scavata nella roccia secondo lo stile dell’epoca, grande abbastanza per contenere il corpo di una donna dalla corporatura minuta. Si desume che il corpo di Lucrezia vi abbia riposato in attesa del rito funebre durante il quale venne cremata su di una pira. Dopo questa triste cerimonia Collatino, assetato di vendetta, marciò su Roma, alla testa dei suoi uomini. Dopo altrettante vicende, finalmente Tarquinio fu vinto e scacciato via e Collatino fece ritorno al suo castello che chiamò da allora “Lucrezia”. Negli anni che seguirono, circa 2600, questo nome lentamente si trasformò in quello attuale di Lunghezza».
La storia dell’origine del nome del Castello, e poi dell’attuale località, Lunghezza, potrebbe essere solo una leggenda. Con certezza sappiamo che nel 752 il monaco Teuodone vendette all’abate di Farfa Fulcoaldo “Casalem qui dicitur Longitia” , mentre il suicidio di Lucrezia, avvenuto nel castello a seguito dello stupro subito da parte di Tarquinio, è raccontato da Tito Livio nel libro “Ab Urbe Condita libri. Passo 58” e merita in questa sede di essere riportato:
Collatino: «Va tutto bene?»; «Per niente», rispose, «qual bene infatti rimane a una donna quando sia perduto l’onore? Nel tuo letto, Collatino, vi sono le impronte di un altro uomo; però, solo il corpo è stato violato, l’animo è innocente: la morte ne sarà la prova. Ma datemi la mano e la parola che l’adultero non sarà impunito. È stato Sesto Tarquinio, che, da ospite divenuto nemico, la scorsa notte con violenza e in armi ha colto qui un piacere esiziale per me ma anche per lui, se voi siete uomini!». Tutti, uno dopo l’altro, dànno la propria parola e cercano di consolare l’afflitta riversando ogni colpa da lei costretta sull’autore del misfatto: solo l’anima può peccare, non il corpo, e la colpa manca dove sia mancata la volontà. «A voi», sentenziò, «spetterà il giudicare qual pena a colui sia dovuta; quanto a me, anche se mi assolverò dalla colpa, non mi sottrarrò alla pena: nessuna donna in futuro vivrà disonorata, seguendo l’esempio di Lucrezia». S’infisse nel cuore un coltello che teneva nascosto sotto la veste e, abbattutasi morente sulla ferita, cadde al suolo. Lo sposo e il padre levarono alte grida.
Oggi Lunghezza, come anche Castelverde, Corcolle, Villaggio Prenestino, Valle Castiglione (dove sorge l’antica città di Gabii) e altre, tutte località che fanno parte del Comune di Roma, sono troppo spesso dimenticate dalle amministrazioni e le loro storie non ricordate dagli stessi cittadini. Più comunemente i residenti, per far capire da dove vengono, devono citare il Centro Commerciale “Roma Est” e non il Castello di Lunghezza o la città di Gabii, che sono stati i luoghi della nascita di Roma, della repubblica romana, ma anche di vicende e situazioni legate al papato e alle famiglie nobili del medioevo, dell’epoca moderna e contemporanea. Nel ‘500 il castello è stato la residenza della Regina di Francia Caterina de’ Medici, di Bia de’ Medici (figlia di Cosimo I), di Filippo Strozzi e di sua moglie Clarice de’ Medici, vi ha soggiornato anche Michelangelo Buonarroti e tanti altri. Alla fine dell’800 esso è stato acquistato dal grande intellettuale, medico e scrittore svedese Axel Munthe, che aveva precedentemente vissuto lungamente a Capri, e poi trasmesso in eredità al figlio Malcom Munthe. Deve essere una priorità rivalorizzare il castello di Lunghezza, facendo in modo che possa essere una ricchezza non solo per la comunità circostante, ma anche per gli studiosi di tutto il mondo e i turisti.