Tetto al prezzo del gas, acquisti comuni, compensazioni per i paesi più colpiti dalla crisi. L’obiettivo è calmierare i prezzi altissimi raggiunti dal metano. Ma delle tre proposte sul tavolo non ne è passata una, se ne riparlerà a maggio. Mario Draghi alla conclusione del Consiglio europeo straordinario sulla guerra in Ucraina ha voluto mostrarsi fiducioso a tutti i costi. Sull’emergenza energetica ha scandito con i giornalisti: «Siamo soddisfatti, sono stati fatti passi in avanti». Il presidente del Consiglio italiano ha annunciato: «La Commissione europea esplorerà l’ipotesi di un tetto al prezzo del gas e la possibilità di acquisti comuni».
In realtà la bottiglia non è nemmeno mezza piena ma quasi del tutto vuota. La Ue venerdì 25 marzo è rimasta divisa a Bruxelles sulla soluzione da dare allo shock energetico causato dall’invasione russa dell’Ucraina. C’è solo la speranza di trovare una intesa a maggio sulla base di una proposta di Ursula von der Leyen.
Ancora una volta il braccio di ferro è tra i paesi del nord Europa e quelli del Mediterraneo. Il premier olandese Mark Rutte dice no al tetto dei prezzi del gas in nome del libero mercato (l’Aia ospita la Borsa del mercato del metano). Il cancelliere tedesco Olaf Scholz si oppone anche lui perché teme la possibile chiusura dei “rubinetti” da parte di Vladimir Putin come rappresaglia (la Germania, come l’Italia, importa la maggior parte del gas dai metanodotti di Mosca). Draghi fa fronte comune con Spagna, Portogallo e Grecia, contando anche sul sostegno della Francia, per far passare la sua linea nella riunione di maggio.
Tuttavia la vera soluzione è la ricerca di un compromesso, finora invano perseguito, in grado di portare al cessate il fuoco in Ucraina. Draghi, in una nuova telefonata con Zelensky, ha sostenuto la necessità di un accordo di pace per mettere la parola fine a stragi e distruzioni. Il presidente ucraino vuole l’Italia, assieme ad altre nazioni chiave, per garantire la neutralità (richiesta di Mosca) e la sicurezza (richiesta di Kiev) del suo paese.
Il presidente del Consiglio intende percorrere tutte le strade per trovare una soluzione politica alla guerra. Ne ha parlato anche il 30 marzo in una telefonata con Putin: «Voglio la pace». Nel colloquio Draghi ha visto delinearsi una intesa nel braccio di ferro sul gas. Ha ipotizzato una soluzione: i pagamenti continueranno in euro e in dollari (come ribadito dalla Ue e dal G7) e la conversione in rubli sarà «un fatto interno alla Federazione Russa». Il presidente russo il 31 marzo ha confermato questa impostazione. Con un decreto ha stabilito che “i Paesi ostili” potranno continuare a pagare il metano in valuta straniera tramite una banca russa che convertirà gli importi in rubli. Ora occorrerà vedere se l’applicazione del decreto soddisferà i paesi occidentali.