Che Lia Quartapelle ed altri parlamentari italiani siano andati in Ucraina per vedere con i loro occhi quello che sta succedendo in quello sfortunato paese, è molto positivo ed importante. Per le generazioni che sono nate dopo la seconda guerra mondiale, la guerra è una strana sorpresa. Tutti sappiamo che di guerre nel mondo ce ne sono tante, ma è logico e molto naturale che gli orrori vicini ci colpiscano di più di quelli lontani, o apparentemente lontani.
Cara Onorevole Quartapelle, quello che lei ha visto in Ucraina è soltanto la guerra: già la Bibbia e molti racconti che la precedono testimoniano le stesse cose. La guerra è orrore di ogni tipo, torture, assassinii, violenze e stupri e non fa differenza dove avviene o se le vittime siano bianchi o neri, né dove vadano a pregare. A coloro che si proclamano democratici piace che si reagisca con giudici e processi per individuare e punire i colpevoli. Il caso del massacro di Utoya, dove un fanatico neonazista ha massacrato 70 ragazzi norvegesi, ci ha fatto vedere come una piccola nazione nordica come la Norvegia abbia saputo credere nella giustizia con compostezza e dignità. Non molti popoli sarebbero capaci di darci un esempio così incredibile di democrazia e civiltà.
Però, cara Onorevole Quartapelle, se qualcuno entra armato in casa mia io, per prima cosa, mi devo difendere con tutti i mezzi possibili. Le responsabilità e i processi verranno dopo.
I media e i talk show sono pieni di resoconti dell’orrore, ma sono tutti uguali, e rischiano di crearci indifferenza ed assuefazione.
Irina e Maxim, i miei amici di Kiev, avevano subito lasciato la città per portare le loro figlie, Anna e Mia, in un tranquillo paesino di campagna, vicino alla frontiera, lontano dal rumore delle bombe.
Qualche giorno fa hanno deciso di tornare a Kiev per vedere se la loro casa esistesse ancora.
Immaginate di tornare verso la vostra città da una casa di campagna, al mare o in montagna. L’automobile percorre la strada verso casa e Mia guarda dal finestrino. Mia ha soltanto 8 anni, e Irina mi aveva mandato le sue foto quando era a scuola, con i suoi compagni, oppure a casa. La foto di una bambina che ride, felice della sua vita, in una famiglia di Kiev, come mio nipote Theo nella sua casa di Ischia.
Lungo la strada, automobili bruciate, case distrutte, biciclette abbandonate e i tavoli anneriti di un Caffè dove forse i vecchi si sedevano per giocare a carte.
Il visetto di Mia si gira verso sua madre: Perché? Irina mi ha chiesto se l’aiutavo a risponderle. Voi lettori potrete aiutarmi a farlo?
Foto di apertura libera da Pixabay