Durante la pandemia da Covid 19 la DAD è divenuto lo strumento utile e necessario per poter impartire le lezioni scolastiche, a distanza, consentendo ai ragazzi di proseguire le attività didattiche, nonostante l’impossibilità materiale di uscire da casa. Di fatto, la DAD, ha consentito e favorito l’avviamento del processo volto all’implementazione dell’uso di strumenti tecnologico/digitali.
Ciò vale a dire che ha favorito l’esecuzione di quanto previsto fra le 6 priorità UE per il quinquennio 2019-2024. La seconda priorità prevedeva, l’ampliamento della digitalizzazione, quale elemento primario volto a sviluppare dialogo e scambi, a distanza, all’interno di una comunità globale. A tal fine, sin da allora, veniva prevista la redazione di apposita normativa vincolistica in materia volta all’implementazione del digitale, nonché alla sicurezza dell’uso delle apparecchiature digitali. La maggiore diffusione del digitale, veniva, altresì annoverata quale priorità nel Programma Erasmus+, ampliando finanche la dotazione di bilancio.
Inverosimilmente il Covid ed il lockdown hanno costituito la giusta occasione per lo sviluppo dell’uso digitale in ambito lavorativo e nelle scuole. In ambito scolastico, inizialmente, molteplici sono state le problematiche che si sono venute a porre, per mancanza degli strumenti e difficoltà nell’uso esclusivo del digitale. Ciononostante, vista la necessità, si è riusciti ad avviare i ragazzi ad una didattica digitalizzata.
L’uso domiciliare di dispositivi informatici ha permesso agli studenti di sviluppare un maggior apprendimento e consolidamento di metodologie meccanico-informatiche, che non si sarebbe avuto mediante le lezioni frontali. Sostanzialmente ha permesso ai ragazzi di sviluppare aspetti della cosiddetta intelligenza meccanico/scientifica.
Tuttavia, la didattica a distanza e domiciliare ha limitato l’uso e lo sviluppo dell’intelligenza socio-relazionale. Intelligenza che permette ai ragazzi, di acquisire la consapevolezza del sé all’interno di un gruppo sociale.
La DAD, dunque, se da un lato ha favorito l’avviamento delle scuole al digitale, dall’altro ha contratto e ampiamente limitato la socialità dei ragazzi e tutto quanto da essa scaturisce, soprattutto in termini di crescita emotiva ed in intelligenza relazionale ed intuitiva. Da ricerche svolte sull’argomento è emerso a chiare lettere l’isolamento cui ha portato l’uso esclusivo del digitale, tanto che alcuni esperti parlano di “suicidio sociale”.
Tuttavia, l’esperienza delle restrizioni volte a mantenere il distanziamento sociale li ha colti di sorpresa in una fase del percorso di vita in cui la dimensione sociale assume progressivamente un ruolo di primo piano, con ripercussioni su tutte le principali dimensioni della loro quotidianità fatta di scuola, attività extrascolastiche, relazioni con i pari e tempo libero. I ragazzi e le ragazze hanno sperimentato per la prima volta un modo totalmente nuovo di “andare a scuola” pur restando a casa.
Infatti, sono state rilevate nei ragazzi, molteplici problematiche correlate. Innanzitutto la mancanza di stimolo verso lo studio, nonché svariate sintomatologie, le più comuni la perdita di fiducia, la perdita di speranza nel futuro e la manifestazione di episodi di irrequietezza e stress. In alcuni casi, alla lunga sono emersi problemi di ansia e depressione, oltre a forti disturbi alimentari. L’iper-tecnologizzazione, dunque, rischia di agire sull’isolamento di bambini, ragazzi e giovani, rendendo lo studente più distante dalle sue emozioni e da quelle degli altri. Arrecando soprattutto danni alla crescita in ambito socio/relazionale, con conseguente contrazione della capacità percettiva ed emozionale. Sostanzialmente, è stato rimesso alle famiglie il compito di potenziare l’intelligenza emotiva. Cosa, purtroppo, non verificatasi nei ceti sociali di livello culturale non elevato. Infatti da studi e ricerche effettuati, dopo la pandemia, è emerso che la DAD ha accentuato le difficoltà della scuola nel contrastare gli effetti negativi per gli studenti provenienti da famiglie con problematiche socio-economiche e culturali.
Tutto quanto sopra per affermare a chiare lettere, che ciascun studente necessita di sviluppare i 4 tipi di intelligenza. Sociale, relazionale, intuitiva e meccanico/informatica. Vien da sé, che la didattica a distanza non costituisce un giusto e completo metodo evolutivo. La didattica tradizionale con l’ampliamento dell’uso di dispositivi informatici costituisce una valida ed efficace modalità didattica. Consente l’uso del digitale e favorisce la crescita socio/relazionale dei ragazzi. Ragion per cui le istituzioni sono tenute, nel rispetto della tutela della crescita di bambini, ragazzi e giovani a promuovere e favorire una formazione integrale, che consenta loro una regolare crescita in ambito accademico/scolastico, umano, sociale e relazionale/emotivo. Ovvero necessita favorire la crescita delle predette categorie in ogni ambito, anche mediante supporti didattici innovativi, quale il teatro (veicolo per trasmettere ed acquisire emozioni e saper parlare in pubblico), e l’inserimento di nuove figure professionali, quale lo psicologo, volto a supportare i ragazzi in difficoltà emotive nel mondo della scuola.
Con la pandemia e la DAD, ci si è resi conto delle tante restrizioni subite in ambito scolastico. Da questa situazione forzata dovrebbe conseguire l’acquisizione della consapevolezza del valore dell’istruzione, dello studio e del sapere scientifico. Non a caso Erasmus Roterodamus, affermava: «La principale speranza di una nazione risiede nella corretta educazione della sua gioventù».
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