Come guidano gli italiani nell’anno di grazia 2022? Può sembrare una domanda banale ma il comportamento al volante rappresenta una perfetta chiave di lettura antropologica, più efficace di tanta sociologia. Si può affermare che il prototipo medio è cinico e auto-referenziale, con una nota di maschilismo accentuato che sottolinea come al contrario le donne siano più rispettose del codice della strada. Ricordate il vecchio detto: “Donna al volante pericolo costante”? Consacrato luogo comune a prova di distinguo gender.
Evaporato ormai l’effetto deterrente dei punti di penalizzazione per le infrazioni commesse (oggi puoi tranquillamente incrociare una rarissima auto dei vigili urbani senza indossare la cintura di sicurezza, provare per credere) la strada diventa spesso una giungla, una terra di nessuno dove tutto è permesso. Il segno più evidente di questa perdita delle regole è nel mancato uso della freccia, particolare evidenziato da Roma in giù. Spesso per capire la direzione che prenderà l’auto che ti precede devi riferirti all’angolazione, a una sorta di premonizione extra-sensoriale (girerà a sinistra, a destra o?). Le norme immagazzinate magari quaranta anni prima, all’altezza della conquistata patente, sono bellamente dimenticate in nome di un’interpretazione personale spesso minacciosamente aggressiva. Non è solo uno scherzoso modo dire che la precedenza a Napoli non si rispetta ma si impone. Fateci caso, si prova sempre ad anticipare, poi ci si stoppa se si intravede il rischio di un incidente. Ma le ricorrenze più pericolose, con ovvia ripercussione sul numero dei morti per incidenze stradali, sono le violazioni dei limiti di velocità. Limiti considerati un optional per sforamenti vistosi sulle strade consolari dove l’oltrepassare la doppia linea continua per i sorpassi anche in curva è quasi la nuova norma del guidatore medio.
Quanto ai percorsi cittadini la seconda fila nei parcheggi sembra ormai considerata un esempio virtuoso rispetto alla preponderanza della terza, spesso bloccando il tentennante servizio pubblico. Riguardo a questo rifletto sempre sulla contraddizione vivente dei taxi. Che sono considerati servizio pubblico ma sembrano essersi inventati un codice d’onore stradale anch’esso poco rispettoso delle regole, mascherina anti Covid a parte. Come difendersi? Una drastica soluzione sarebbe rispedire nelle agenzie motoristiche i reprobi per un ripasso di quanto hanno imparato e volentieri dimenticato. Un ripasso decennale o ventennale per rinfrescare quanto al momento ignorato. Non è un eufemismo considerare che se te la cavi a guidare a Roma, Napoli e Palermo, puoi anche affrontare il traffico del Cairo, di Atene o di Istanbul!
Chi vuole provare a tracciare l’identikit dell’italiano non può fare a meno di analizzare il suo comportamento al volante. Che se riprodotto in Austria o in Germania, ma persino in Romania, porterebbe a gravissime conseguenze, prima fra tutto il ritiro della patente.
Foto di apertura: “I vitelloni” , film di Federico Fellini del 1953 – Foto di pubblico dominio