Negli anni successivi la guerra civile, negli USA iniziò una seconda guerra, più sanguinosa, che costò migliaia di morti sul lavoro, centinaia di fallimenti imprenditoriali e ricorrenti crisi economiche che gettarono nella povertà decine di migliaia di persone.
Cornelius Vanderbilt, John Davide Rockfeller, Andrew Carnegie e John Pierport Morgan si combatterono senza esclusione di colpi per costruire i loro imperi colossali, rispettivamente, nelle ferrovie, nel petrolio, nell’acciaio, nell’elettricità e affermarsi come il più ricco della Nazione. Fu una guerra tra ego smisurati, ispirata dalla stessa visione della loro Nazione e coinvolse milioni di famiglie, distruggendo uomini come George Westinghouse e Nicolas Tesla.
Ad un certo punto J.P. Morgan spiegò ai colleghi-avversari che farsi la guerra costava troppo, a loro e al Paese. Vanderbilt, fece orecchie da mercante e Morgan raccolse in cartello tutti i suoi competitor e lo ridusse a migliori intenzioni. Rockfeller e Carnegie capirono l’antifona. Insieme divennero tanto potenti da potersi prendere il lusso di far eleggere un Presidente favorevole ai loro monopoli e ai loro abusi di posizione dominante, allora consentiti da vuoti normativi. Poi il destino volle Theodore Roosevelt Presidente e l’antitrust act divenne effettivo e i 4 imperi furono smembrati. Ironia del destino, i 4 bucanieri, divennero più ricchi che mai: ciascuno di loro era rimasto il maggiore azionista delle singole società in cui le loro originarie Società erano state divise.
All’antitrust il capitalismo aveva risposto con la Corporate. Al tramonto delle loro vite, quei bucanieri fecero donazioni per miliardi di dollari e con quel denaro furono realizzati ospedali, librerie, teatri, università e offerte possibilità di studio a migliaia di giovani. Avevano agito senza scrupoli diventando ricchi oltre l’immaginabile ma al tempo stesso innescarono il processo che portò gli Stati Uniti a divenire una potenza mondiale grazie allo spirito competitivo che trasmisero al Popolo americano.
In Italia non contiamo nessun personaggio, né alcuna vicenda, simile. Dopo Florio e Balocco, nonostante i tanto esaltati anni 60, a turno, Riva, Lancia, Lauro, Ferrari, Ferruzzi, Agnelli sono dovuti ricorrere agli aiuti di Stato per sopravvivere; qualcuno ce l’ha fatta la maggior parte no. Tranne poche recenti eccezioni, Ferrero, Del Vecchio, Berlusconi (e i re della moda, moltissimi ormai in mano straniera), il nostro capitalismo industriale e finanziario è rimasto povero, se non straccione come sosteneva Stalin. In compenso abbiamo avuto una classe manageriale pubblica da far invidia al Mondo: Valletta, e poi Romiti, Beneduce, poi Cuccia e Ventriglia, Petrilli, Mattei, Cefis, Prodi, Bernabei, de Luca, Nordio, Fabiani, Viezzoli, Armani. Ottimi gestori, prigionieri dei loro tutori politici molto più di qualunque top manager americano dei suoi shareholders.
L’origine del nostro costante ritardo produttivo è il troppo pubblico nel sistema economico; troppo Stato nelle Banche e nell’Industria; troppa burocrazia per fare impresa e poi aggirare le regole per finanziare Politica e Politici. Non abbiamo ancora vere leggi su conflitto di interesse, separazione tra imprese e impianti; né liberalizzazione del mercato sanitario, assicurativo e previdenziale; tantomeno libertà di realizzare privatamente infrastrutture e gestire servizi pubblici. Berlusconi non è riuscito a spezzare il cerchio, forse non ci ha nemmeno pensato; tanto meno i 5Stelle, che promettevano l’inversione del radiale. Di certo non poteva farsene carico il PD, erede del partito che ha preteso la presenza dello Stato in ogni ganglio del sistema economico.
Dalle prossime elezioni molti si aspettano un doppio terremoto, un premier di destra, donna.
Un uno due al Centro-Sinistra che lo costringerebbe a riconoscere alla Destra, quantomeno, il primato di una donna al comando.
Effettivamente il Centrodestra potrebbe vincere le elezioni e Giorgia Meloni diventare presidente del consiglio, se FdI prendesse 1 voto in più di Lega e Forza Italia. Il terremoto che seguirebbe resterebbe però nominale se i riferimenti non diventassero donne come Golda Meir, Indira Gandhi, Isabela Peron, Margaret Thatcher, Benazir Bhutto, nessuna delle quali è andata particolarmente per il sottile quando è stato necessario.
Perché Giorgia Meloni, come chiunque fino ad ora potrebbe, per assicurarsi serenità e longevità, da un lato, sottomettersi al Mutante che in Italia si chiama Burocrazia e accettare di lasciare il Paese impantanato; dall’altro, riprendere a questionare sull’Europa in termini di limitazioni di sovranità per difendere rendite di posizioni come, ad esempio, quelle delle concessioni del servizio taxi.
Con il Centro-Sinistra incapace di presentarsi come partito di governo se non all’ombra di Draghi, il Centro solo il modo con cui i moderati fanno politica di centrodestra e i 5 Stelle senza identità e progetto, votare sarà un dilemma per i cittadini.
Ovviamente per quelli che andranno a votare; nella speranza che costoro siano almeno 1 più della metà.
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