Ho ricevuto un invito irrifiutabile dal mio amico Claudio L.: scrivi qualcosa su cosa vorresti facesse il nuovo parlamento all’indomani delle prossime elezioni. Ero stanca morta, anzi, direi distrutta da una delle mie lunghe adorate giornate “cincinnatesche” nella mia piccola campagna ma il suo invito mi ha scossa e messa di gran buon umore risvegliando in me un esplosivo sussulto di umorismo.
È impossibile di chiedere ad un bambino di non scrivere la letterina a Babbo Natale, mi sono detta. Dunque comincerò proprio così; o quasi……o meglio. Sottotitolo: Caro papà,
Credo sia tempo di mettere in ordine le priorità visto che da alcuni anni due o tre punti focali sono stati trascurati causando il disastro che il nostro Paese è costretto ad affrontare oggi essendo trascinato nel vortice di una spirale discendente francamente inarrestabile. E credo di potermi permettere di sottolineare che almeno dal dopo-guerra a causa del BabyBoom la nostra politica non ha notato e quindi non si è mai occupata della demografia accontentandosi di sorvolarla.
La prima delle riforme dovrebbe essere incentrata nell’indirizzare il preoccupante calo demografico nella nostra Nazione che è poi la vera e principale causa della regressione economica e sociale alla quale stiamo assistendo. Questo calo ed il conseguente invecchiamento della popolazione è tra gli indici più alti, se non il più alto sul piano planetario ed ha raggiunto livelli insostenibili portando l’Italia ad una regressione economica che rasenta il livello di paese sottosviluppato. Tendenza che non dà segno di attenuarsi, anzi. Le conseguenze di ciò non possono essere discusse e tantomeno elencate in questo articolo perché meritano una dissertazione separata ed approfondita. Ma se si dimentica che la democrazia è basata sulla persona e soprattutto la famiglia la gestione della cosa pubblica è pressoché una presa per i fondelli.
Ora passiamo alla seconda priorità. Allo stato attuale il nuovo governo dovrebbe valutare concretamente se l’Italia ha la capacità ed i mezzi per sostenere le conseguenze che derivano dall’appoggio alle sanzioni derivate dalla guerra Russo-Ucraina prima che si aggravi la crisi sociale alla quale stiamo assistendo. Essere “capitani coraggiosi” è una gran bella cosa ma non se si ha una schiera di bambini a casa che dipendono dal nostro apporto. È come pretendere di offrire brioche al posto del pane quando la farina non si trova proprio più. Dal punto di vista di sostegno alla NATO i nuovi governanti dovrebbero utilizzare il leverage che il nostro Paese ha perché già si presta ad essere una potente base grazie alla sua posizione geografica nel Mediterraneo ed assicurarsi il discostamento dalla morsa delle sanzioni trattando patti di fornitura di energia e grano direttamente con la Russia. Ciò sarebbe anche benefico per tutti gli altri paesi perché infine l’Italia potrebbe diventare il solo grossista di gas, petrolio e grano proveniente dalla Russia a prezzi decenti. E quindi, trovare la via di uscire dalle sanzioni il prima possibile, costi ciò che costi.
Terza priorità ma non ultima in importanza. Una riforma sullo sviluppo dell’artigianato e la piccolissima imprenditoria. L’Italia finché è stata in grado di poter sviluppare la sua magica vena artigiana ha fatto faville. Questo sin dall’inizio dei tempi. È proprio uno dei nostri migliori talenti. Ripartire dalla micro economia è secondo me la sola vera e seria ripartenza che il nostro paese può avere. Serve una riforma sostanziale ed innovativa direi quasi rivoluzionaria per ricreare quella ricchezza artigiana che da troppo tempo è stata soppressa e che ci ridarebbe la posizione che meritiamo in Europa e forse nel Mondo.
Ma anche su questo punto si dovrebbe sviluppare uno studio separato perché sarebbe troppo lungo e fuori tema. Sono però certa che il prossimo numero di “TUTTI europa ventitrenta” ci darà quest’occasione.
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