Allo stato attuale viviamo un momento storico particolarmente complesso e delicato, oltre che di grande confusione. Ragion per cui, auspicando un nuovo governo stabile e duraturo, sarà opportuno e necessario porre ordine e chiarezza nei settori primari, non vanificando le conquiste fatte nell’arco degli anni, le tutele acquisite e tenendo in considerazione le risorse esistenti, quale la nostra valida Costituzione, da cui non si può prescindere. Ciò anche al fine di impedire una compromissione del nostro sistema.
Stante l’attuale situazione ne consegue la necessita di rivisitare il PNRR. Di fatto il PNRR, Piano nazionale di ripresa e resilienza, è il contenitore dei progetti che avrebbero dovuto favorire crescita e sviluppo del paese; la sua configurazione non è blindata e al momento risulta parzialmente inappropriata. Quando l’Italia ha stilato il documento con i progetti a cui dedicare le risorse in arrivo da Bruxelles, il caro vita non veniva ancora percepito come una problematica rilevante, il caro energia era del tutto ignoto agli italiani e ben lontano dalle loro preoccupazioni.
L’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, con le sue drammatiche conseguenze, non era proprio ipotizzato. Attualmente il caro vita incombe sempre più su tutta l’Italia. I rincari di bollette energetiche e materie prime, nonché prodotti alimentari di prima necessità, stanno mettendo a dura prova la fattibilità di tantissimi progetti, oltre che a mettere a dura prova gli italiani e l’Italia intera. L’allocazione delle risorse era stata fatta in un quadro economico diverso e oggi superato. Caro vita, caro bollette e conseguenze economiche e sociali generate principalmente dal conflitto esistente si sommano ad altre criticità, creando un possibile e non indifferente dissesto socioeconomico. A proposito di questa possibilità, lo stesso Fondo Monetario Internazionale, di recente, ha accennato alla possibilità di rivisitazione del PNRR.
Tuttavia, occorre specificare, che riadattarlo non significa rinegoziare le risorse assegnate, con possibile decurtazione, e men che mai dovrà o potrà costituire un elemento volto a creare disparità di impegno delle risorse, favorendo il Nord rispetto al Sud. Fermo restando le risorse assegnate, da non mettere in discussione, potrebbero o dovrebbero essere riallocate nei settori dell’intero territorio italiano, ed in particolar modo nei settori, che al momento presentano maggiori difficoltà a seguito delle sopravvenute e sopra esposte nefaste circostanze. Circa le riforme da attuare, come solitamente avviene nel rimettere ordine in qualsivoglia cosa, sarebbe logico, utile ed auspicabile partire dalle riforme più necessarie, o meglio dai settori che necessitano al momento di maggiore supporto, fermo restando la necessità di riformare, in subordine, tutti gli altri settori. Pensare di procedere immediatamente e congiuntamente alle riforme di tutti i settori potrebbe generare altra confusione!
Pertanto, si potrebbe tenere conto dei settori che necessitano di maggiori supporti, tra cui ribadisco: tutto ciò che concerne il caro vita, le problematiche sociali, il caro energia, il diritto alla salute, quale bene primario del cittadino, che necessita di cure ad assistenza non solo per i problemi pandemici, ma per qualsivoglia patologia, grave o meno che sia. A mio parere, fra i settori che necessitano di risorse e supporto, va annoverato il settore dell’istruzione, settore essenziale per la crescita dei nostri ragazzi. Del resto la scuola e l’università costituiscono lo strumento volto a formare ragazzi e giovani intelligenti e determinati, cittadini consapevoli e attivi, uomini e donne pronti a mettersi in gioco per migliorare la propria città ed il proprio paese, con il loro entusiasmo e la preparazione acquisita. Nel prevedere e procedere alle varie ed opportune riforme del PNRR, sarebbe auspicabile non perdere di vista le fonti del nostro ordinamento italiano, che identificano il nostro essere cittadini italiani con i fondamentali principi democratici e civili conquistati nel dopoguerra e non negoziabili.
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