Quando gli Stati europei discutono del futuro dell’Europa il problema non è tanto quanto divergano le loro vedute bensì il fatto che spesso centrano i loro discorsi su argomenti diversi. All’inizio della sua prima presidenza, Emmanuel Macron avevo delineato la sua visione per un’Europa unita nel suo discorso alla Sorbonne focalizzandosi sulle riforme istituzionali e proponendo più tardi l’idea di una comunità politica europea.
Terminata la presidenza francese dell’Unione Europea, il cancelliere Olaf Scholz ha pronunciato il 29 agosto all’Università Karlova di Praga un discorso di politica europea con l’obiettivo di influenzare l’agenda della presidenza ceca e di rispondere alle critiche mosse contro la Germania accusata di non essere una forza propositiva a livello europeo. Nella sua allocuzione, Scholz dettaglia il suo slogan della Zeitwende, questo “momento spartiacque” che ha invocato per ben quattro volte. Il suo discorso contiene diverse riforme per l’UE lungo quattro ambiti principali. Il primo è di preparare l’UE all’allargamento attraverso una riforma istituzionale (estensione graduale del voto a maggioranza qualificata nel Consiglio europeo, riorganizzazione degli equilibri tra Parlamento e Commissione). Scholz si schiera anche a favore dell’iniziativa del presidente francese per una Comunità politica europea che includa gli stati limitrofi destinati ad aderire all’UE. Questa comunità prenderebbe la forma di “uno scambio regolare a livello politico- un forum in cui noi, i capi di Stato e di governo dell’UE e i nostri partner europei, ci incontreremo una o due volte l’anno per discutere di questioni chiave che riguardano l’intero continente, come la sicurezza, l’energia, il clima e la connettività”.
Il rafforzamento della sovranità europea è il secondo ambito in cui la Germania vuole essere una forza propositiva anche per porre fine all’eccessiva dipendenza dalla Russia per le sue importazioni di energie fossili. Tuttavia, pur sottolineando in modo altruistico gli sforzi per dotarsi di infrastrutture il GNL ma rimane molto vago sulla realizzazione degli obiettivi di diversificazione e interconnessione delle reti energetiche. La sovranità auspicata è soprattutto industriale e tecnologica, ad esempio sul controllo della produzione dei semiconduttori e sulla razionalizzazione degli sforzi di riarmo in Europa. Le altre proposte relative all’energia (mercato interno per l’energia idroelettrica, eolica e solare, rete europea dell’idrogeno, moltiplicazione dei punti di ricarica per i veicoli elettrici e sviluppo di carburanti per l’aviazione neutrali dal punto di vista climatico) si riferiscono all’obiettivo della neutralità delle emissioni di carbonio nel 2050 e sono quindi collocate in una prospettiva a lungo termine. La terza linea di azione mira a superare le divisioni in due aree molto controverse dell’Europa degli ultimi dieci anni, ovvero le politiche di bilancio da un lato e le politiche migratorie dall’altro. Sul primo aspetto il governo tedesco si dimostra aperto a una revisione dei trattati ma vuole tornare a una forma di stabilità di bilancio in linea con le pressioni del ministro delle finanze liberale Christian Lindner. Olaf Scholz propone quindi un nuovo accordo sulla riduzione del debito che sostituirebbe i criteri in vigore, attualmente sospesi con la pandemia. Questo accordo dovrebbe, tuttavia, consentire investimenti pubblici ed essere politicamente vincolante per gli stati membri della zona euro. Per quanto riguarda l’immigrazione, il metodo è simile, poiché si tratta di rafforzare i controlli alle frontiere e di soddisfare le esigenze delle imprese europee di manodopera qualificata, moltiplicando i partenariati con i paesi di origine e transito.
Infine, la quarta parte del programma tedesco è dedicata ai valori e al rispetto dello Stato di diritto. Secondo Scholz, la lotta contro la Russia a fianco dell’Ucraina si fonda appunto sulla “comunità di valori”. Ma è anche importante sostenere questi valori in patria per evitare lo sviluppo di democrazie “illiberali”. Le misure citate dal Cancelliere si riferiscono al ricorso all’articolo 7 del Trattato UE e la subordinazione dei pagamenti relativi ai fondi europei al rispetto dei principi di indipendenza giudiziaria. Bisogna pur notare che non si tratta di misure nuove, che sono allo stato attuale inapplicabili a causa del veto della Polonia e dell’Ungheria.
Questo discorso è in fondo un esercizio di comunicazione più che di riflessione strategica. Olaf Scholz sembra convinto che l’Europa si costruisca davvero solo in risposta a crisi successive, per cui riprende la formula cara a Robert Schuman del 1950 sulla “solidarietà di fatto”. Facendo riferimento in più occasioni al coraggio politico degli studenti democratici cechi dagli anni 30 agli anni 80, il cancelliere cerca anche di collegare la loro lotta storica alla lotta odierna in Europa di fronte alla tragedia della guerra in Ucraina.
La visione storica dell’integrazione europea è quindi mutata: se in origine doveva garantire pace e prosperità, giustizia e libertà, ora l’Unione sembra destinata a difendersi dalle minacce interne ed esterne. Tuttavia, il principale ostacolo a un’Europa geopolitica rimane appunto la Germania a causa della sua riluttanza a costruire un’Unione fiscale – cioè un vero bilancio europeo con tasse comuni e finanziamento congiunto del debito-. Senza un’Unione fiscale non può esistere un sistema di difesa comune. Inoltre, la Germania ha sempre orientato la sua politica estera per promuovere i suoi interessi mercantilisti, come ha fatto attraverso Nordstream 2 o gli accordi commerciali con la Cina. Le poche proposte concrete quali il voto alla maggioranza qualificata in materia di politica estera o il sistema comune di difesa aerea sono dei passi significativi ma comunque insufficienti per rispondere alle sfide del nostro tempo.
Un’ Europa geopolitica richiede riforme profonde – a cominciare da una conferenza intergovernativa per la riforma dei Trattati su cui Scholz ha taciuto- per affermare la sua vocazione universale, estendere la sua missione e sviluppare una narrazione comune per giustificare un’unità d’azione.
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