La guerra è ormai di casa non solo in Ucraina, ma anche in buona parte dell’Europa orientale. La Polonia è in prima linea sia per l’esodo dei profughi ucraini sia per le ricadute belliche scatenate dall’invasione della Russia. Pubblichiamo una testimonianza di Francesco Salabura, nato a Roma, un giovane italo-polacco come si definisce lui stesso, che vive a Cracovia e lavora in una banca svizzera.
Ripudio totalmente questa guerra che per me è null’altro che la follia di un singolo. A chi cerca di giustificare il presidente russo affermando che il suo è stato un attacco legittimo perché difensivo del proprio territorio, io dico che non c’è nessuna difesa nel bombardare abitazioni o centrali elettriche. Tali obiettivi sono scelti appositamente per creare maggior disagio possibile nella popolazione ucraina, colpevole unicamente di essere un vicino sgradito alla Russia.
Ho visto la mia città Cracovia, che dista dal confine ucraino appena 250 chilometri, diventare un hub di smistamento per i profughi. La stazione centrale tutt’ora è punto di arrivo di migliaia di ucraini ogni giorno. Fa male vedere intere famiglie sradicate dai propri territori per la follia espansionistica di una singola persona. Credo che sia ingiusto rimanere così immobili di fronte a questa situazione. Sono anche consapevole che qualunque mossa possa essere vista come un’aggressione e portare ad un’espansione del conflitto oltre ai territori ucraini, come si è rischiato il 15 novembre con la caduta di armi in territorio polacco.
Non mi sarei mai aspettato di dover vivere col terrore di una guerra in casa. Di dover leggere quotidianamente gli aggiornamenti e sperare che nulla sia degenerato. Credevo fosse un qualcosa legato al nostro passato che non avrei mai sperimentato di persona.
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