Quasi tutti i commentatori hanno notato che il blocco degli sbarchi dei migranti riproduce, a fotocopia, la politica adottata da Salvini quando era ministro dell’Interno che, manco a dirlo, non aveva portato da nessuna parte. Ciò significa che il povero Piantedosi non ha fatto nessun passo avanti nell’affrontare questo epocale problema.
Del resto alla fine sono sbarcati tutti, perché i medici che hanno visitato i migranti hanno fatto il giuramento di Ippocrate, constatando che non c’era nessuno tra di loro che non fosse in condizioni di grave fragilità fisica o psicologica. I più bravi e i più preparati giuristi, come Sabino Cassese, ricordano l’uguaglianza prescritta dalla nostra Costituzione ed altri forniscono analisi di grande rigore sul diritto del mare, sul porto sicuro e sul regolamento di Dublino. Nonostante 40 anni di insegnamento del diritto internazionale, mi dichiaro spesso un giurista pentito perché, purtroppo, una volta di più, il diritto non darà soluzione al problema, soprattutto per quanto riguarda i profili di diritto internazionale. Ho imparato, invece, lavorando in tutto il mondo, qualcosa di difficilmente discutibile, che riguarda i negoziati fra gli Stati, e soprattutto nell’ambito delle istituzioni internazionali come l’UE. Ed è quasi certo che nessun negoziato può partire da un diktat o da un ultimatum. Se dico che siccome la nave batte bandiera norvegese, dovranno essere i norvegesi a farsi carico dei migranti a bordo di quella nave, è sicuro che il governo norvegese dovrà respingere l’ultimatum per ragioni di principio, oltre che per l’ovvia considerazione, che la Norvegia non offre certamente il più vicino porto sicuro.
Inoltre il blocco delle navi delle ONG è una misura Kafkiana, visto che se i migranti giungono in Sicilia con navi commerciali che li avessero raccolti, o con barconi forniti dagli scafisti, allora essi vengono accolti. Che le ONG collaborino in qualche modo con gli scafisti, non solo non è provato, ma è difficile negare che le stesse ONG operino salvataggi in mare come qualsiasi natante sarebbe obbligato a fare secondo un principio del diritto del mare che vige dalla notte dei tempi.
Non mi meraviglia che Salvini e Piantedosi dispongano di una cultura troppo modesta per inventare soluzioni più innovative o per negoziare con intelligenza in ambito europeo. Fra l’altro, guardando le cifre, dopo la guerra in Ucraina, l’Italia è il paese che accoglie meno migranti a meno che gli Ucraini non siano diversi da quelli di altre provenienze o con la pelle di diverso colore. Un altro aspetto, allo stesso tempo crudele e ridicolo, era il tentativo di discriminazione tra quelli bisognosi di aiuto che vengono fatti scendere dalle navi e quelli giudicati solamente clandestini, nonostante le sofferenze patite in Libia e in altri paesi di transito, a livello fisico e psicologico. Naturalmente i medici non hanno potuto confermare questa ridicola ed inattuabile discriminazione. Occorrerebbe invece pensare a metodi più seri per affrontare un gigantesco problema, che non riguarda certamente soltanto il nostro paese. Per esempio l’Italia potrebbe rendersi promotrice di una conferenza internazionale sulla migrazione, aperta ai paesi del mediterraneo, ma anche a tutti quegli altri stati – anche fra i più poveri – che hanno accolto enormi numeri di migranti. Cari Salvini e Piantedosi la politica internazionale è una cosa seria e difficile, ci vuole competenza e pazienza, i selfie possono incantare gli stupidi, ma oggi, che avete conseguito un altro insuccesso dovreste capire che le commedie vi si ritorceranno contro.
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