Il digitale migliora la società. Un ragionamento secco, tutto da verificare. Ma è più comodo per gli utenti? Sarà nota a tutti l’abituale scena alle Poste o in Banca dei computer che si bloccano per difetto di sistema (o, al limite, per l’intervento di hacker).
La ripresa del servizio è lenta, faticosa, debilitante dove l’intervento umano di una volta, diciamo pure artigianale, avrebbe rimediato in breve tempo all’impasse. In questo caso invece la palla passa ai server e dunque massima calma e aspettare. Così, parallelamente, complice la pandemia (che a volte diventa una scusa e una scorciatoia) vengono progressivamente eliminate le biglietterie degli spettacoli, le prenotazioni via mail, il contatto umano, semplicemente telefonico.
Per esperienza personale posso raccontare di non aver rinnovato l’abbonamento al Teatro Argentina di Roma perché mai nessun dipendente rispondeva al telefono rendendo debilitante l’esercizio della prenotazione a meno di non essere così masochisti di dedicare una mezza giornata al centro per questa pratica e poi tornare nello stesso luogo per la fruizione del biglietto.
Un meccanismo eterodiretto ci costringe all’acquisto online rendendo ricche agenzie che stanno accumulando capitali in ragione dell’appalto che sistemi istituzionali, anche statali, anche comunali, concedono loro, diremo materialmente a spese del cittadino, di un utente a cui non si lasciano alternative. Da Vivaticket o Ticketone in giù si è costretti a pagare la dazione in prevendita pena il mancato accesso al luogo prescelto, sia concerto o spettacolo teatrale. Provate a moltiplicare la plusvalenza della maggiorazione (da 1 a 3 euro) per i milioni di persone che sono costrette coattivamente a questo acquisto e potrete ricavarne il quadro della colossale operazione di mercato di cui siamo vittime, consenzienti e a volte non consapevoli.
Questa apparente razionalizzazione di sistema ha molte controindicazioni e ora proveremo a elencarle. In primis con l’eliminazione dell’elemento umano si determina una sostanziale riduzione della forza lavorativa. Come seconda falla di sistema indicheremo l’indispensabile necessità per chi deve accedere a questa modalità di fornire tutti i propri dati, financo estesi al codice fiscale, dotando gli interlocutori di una nostra scheda personale che possono usare pubblicitariamente a proprio piacimento. Inoltre questa esclusiva toglie ogni possibilità a chi non è dotato di strumenti elettronici di accedere allo spettacolo, negando anche a chi è pregiudizialmente contrario (è il mio caso) una via alternativa alla prenotazione. Infine il rischio è tutto dell’utente che anticipa con carta di credito l’importo e poi è soggetto a tutti i rischi di annullamento con ovvia difficoltà di vedersi restituire la cifra anticipata.
E badate bene quando questo faticosamente avviene il benefit della plusvalenza non viene restituita, quindi la rimessa è sicura, ancora una volta va moltiplicata per milioni di persone. Questo trend è particolarmente sviluppato visto che, come ci ricorda “L’Espresso”, possiamo già comprare su una di queste piattaforme il biglietto per il concerto dei Kiss del 29 giugno 2023 o quello per Springsteen di luglio dello stesso anno. Appare chiaro che consegniamo a un oligopolio dei capitali che possono fruttare congelati per mesi. Confidando che Bruce Springsteen (74 anni nel 2023) sia in buona salute per quella data. In altre parole il rischio, diciamo pure d’impresa, è tutto nostro. Inoltre questi sistemi sono perforabili come dimostrano i molti scandali che si sono succeduti negli ultimi anni. Bagarini che fanno scorte di biglietti proprio da queste piattaforme e li rivendono a prezzi da delirio. Eppure c’è chi senza farsi troppe domande compra biglietti e viaggi otto mesi prima, sfidando la labilità e la fragilità del mondo contemporaneo. Di questa pratica c’è un tipo di universo che ne approfitta vergognosamente.
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