Ho nelle orecchie un detto che diceva “per fare un signore ci vogliono almeno 3 generazioni”. La classe media italiana e il benessere diffuso ci hanno messo molto meno ad arrivare al loro presunto traguardo, e con risultati decisamente discutibili.
Le grandi nazioni europee hanno impiegato almeno due secoli a far crescere la classe borghese a diversi livelli e noi, tranne una piccola parte di borghesia illuminata e perbene, abbiamo iniziato il nostro processo nel secondo dopoguerra. Tutto in Italia è andato troppo in fretta e, in poco tempo, da miseria e analfabetismo diffuso, si è formata una classe media che ha paradossalmente trascinato verso il basso le persone “semplici” e le classi dominanti, cancellando i valori tradizionali e quelli delle classi culturalmente elevate che -per complesso o liberazione- si sono adeguate.
I nuovi modelli sono diventati i modelli “americani” nei loro aspetti peggiori, basati su consumismo sfrenato e scalata sociale alla ricerca del successo senza freni. Gli “americanismi” e le televisioni private, i programmi trash e -più tardi- i social, hanno attecchito sui semplici che via via salivano i gradini della società e sulla classe borghese esistente che si sentiva forse “ingabbiata” in antiche tradizioni.
Gli anni 80 poi, con le radio e le televisioni emergenti, hanno visto nascere, accanto a prodotti di qualità, la nostra condanna alla superficialità e all’ignoranza; hanno avuto la meglio imprenditori che con determinazione hanno lavorato a nostre spese per imporre il peggio a loro vantaggio. A partire dalla fine degli anni 70 già erano emersi programmi che hanno esaltato e fatto leva sul narcisismo e che hanno stimolato la voglia di apparire, facendone una filosofia di vita e uno squallido traguardo, unica ambizione da perseguire con forza. Eravamo tutti cattolici o laici di gran contenuti fino agli anni 60/70, con grandi valori, e ora penosamente ci ritroviamo qualunquisti senza una morale che ci guidi.
Andavamo alla Messa o alle manifestazioni, studiavamo esortati dai genitori, leggevamo e partecipavamo a movimenti studenteschi di alto contenuto e ora arriviamo al massimo a commentare un’inutilità su questi social che ci hanno dato molto ma che ci hanno anche banalizzato perché ne abbiamo fatto la sostituzione della nostra profondità. Andavamo al cinema a vedere vecchi film dei geni del Neorealismo o anche commedie ironiche e intelligenti e ora le serie Tv fanno da padrone, lasciando uno spazio marginale a registi e scrittori meritevoli e propositivi di contenuti.
In questo deserto culturale che avanzava ha attecchito il “populismo” che ci ha distratti con campagne e problematiche “mordi e fuggi” e tutti, a destra o a sinistra, hanno attecchito tranne pochi che ormai, però, si collocano fuori dalla realtà e pertanto considerati obsoleti, poco vicini ai cittadini e a tratti anche altezzosi. Da tutto ciò scaturiscono narcisismo, razzismo, intolleranza, egoismo, estremismi, volgarità e assenza di cultura che trovano spazio nella quotidianità e, ben coltivati, crescono a dismisura. Non ci stupiamo se quattro studentelli di “famiglie bene” fanno il saluto fascista o se si sentono signore altolocate inveire contro l’accoglienza dei disperati con toni volgari e pieni di acredine. Tutti contro tutti quelli che calpestano le nostre inossidabili certezze, contro gli stranieri in primis o i diversi in genere.
Gente un tempo di livello ha ora abbracciato modelli piccoli borghesi attenti solo a difendere il proprio “campicello” e poche squallide ma incrollabili sicurezze. Non ci stupiamo se i sedicenti intellettuali benpensanti non hanno più nulla da dire, questo mondo non li seguirebbe comunque. Non ci stupiamo se si uccide se si emargina e se si pestano i piedi per apparire più degli altri, questo impone questa sottocultura diffusa. Sono il “populismo” e la scalata verso l’apparenza e l’effimero ad avere la meglio e chi grida di più acquista carisma e diventa “influencer”, e magari capo di Stato, esperto scientifico, critico d’arte o di letteratura.
Tutto è tragicamente di basso livello e tutto nella nostra bella Nazione ha imboccato una bruttissima china!
Foto di apertura elaborazione Pierpaolo Letizia