Pubblichiamo una recensione di “La Casa dell’Uva Fragola”, il romanzo appena dato alle stampe da Pier Vittorio Buffa. L’articolo è uscito nei giorni scorsi su “Sfoglia Roma”.
Le protagoniste sono tre donne: Ernesta, Francesca, Ezechiella. “La Casa dell’Uva Fragola” è la lunga storia di una famiglia nella quale accade di tutto. Il racconto parte dalla metà Ottocento e arriva al 1940 dipanandosi tra Cabiaglio, Varese e Milano. All’epoca le famiglie sono numerose. I piatti forti sono la polenta, le castagne, il pane e il formaggio.
Il romanzo di Pier Vittorio Buffa è il racconto travagliato della sua famiglia. Narra amori, gioie, dolori, conquiste, lutti, lavoro, tenacia della famiglia Porrani, Zanzi, De Maria, Buffa. Sullo sfondo scorre il film terribile della Seconda guerra d’indipendenza italiana, della Prima guerra mondiale, del fascismo, dell’avvento della Seconda guerra mondiale. “La Casa dell’Uva Fragola” (editore Piemme) è un romanzo di 287 pagine molto sentito dall’autore. Di solito Buffa, giornalista con alle spalle 40 anni di lavoro nel Gruppo Editoriale L’Espresso, ha scritto libri di storia, di saggistica, d’inchiesta.
“La Casa dell’Uva Fragola” è l’abitazione borghese nella quale soggiornò Giuseppe Garibaldi durante la sua campagna militare contro l’Impero di Austria-Ungheria, la porta alla quale bussava il postino Isidoro Fochi per recapitare notizie belle e brutte. Si trovava e si trova tuttora in via San Rocco numero 2 a Cabiaglio (dal 1940 Castello di Cabiaglio), un piccolo paese in provincia di Varese.
La spettatrice floreale e centrale del romanzo è una magnifica pianta di uva fragola: avvolge la facciata e arriva fino al tetto. Gli avvenimenti si svolgono sotto lo sguardo di questa vite «piantata da nonna Ernesta» produttrice di una uva favolosa. Da qui il titolo del libro. La pianta è un po’ una metafora. L’autore scrive: Ernesta aveva sentito parlare «di questa uva speciale che veniva dall’altra parte del mondo e aveva il gusto di fragola. Dicevano fosse molto resistente e crescesse da sola». Difatti dopo decenni la pianta è ancora lì, sempre più rigogliosa. Ancora regala ottimi grappoli d’uva e una superba marmellata.
“La Casa dell’Uva Fragola” narra vicende maggiori e minori, felici e drammatiche della famiglia. Ernesto De Maria, figlio di Ezechiella, parte con grandi sentimenti patriottici per combattere gli austriaci nella Prima guerra mondiale. Al fronte, però, è angosciato dalle atrocità del conflitto, dall’ottusità dei comandanti, dai massacri causati dagli assalti senza senso alle trincee austriache, dalle decimazioni dei soldati italiani alle volte senza nemmeno un processo. Buffa riporta il pensiero del tenente Ernesto: è «una corsa di cavalli, una corsa di cavalli dove si muore».
Alla fine muore anche Ernesto, travolto insieme con decine di altri soldati italiani da una gigantesca valanga di neve. La notizia si abbatte come un distruttivo fulmine sulla “Casa dell’Uva fragola”. La madre e le sorelle trasformano la sua stanza al secondo piano in via San Rocco in un santuario. La scoperta dell’esistenza di un figlio avuto da una sua fidanzata sembra alleviare il dolore, ma il piccolo muore misteriosamente dopo pochi mesi.
Ad Agostino Buffa, tenente di artiglieria, non va molto meglio. Passa dalla felicità delle carezze, delle promesse di amore con Lina De Maria, all’incubo di una pallottola austriaca: gli viene amputata una gamba. Tutto sembra finito. Tuttavia l’amore non muore, la storia tra Agostino e Lina riparte su una panca di ospedale. Si sposano e arrivano due figli: Giovanni Ernesto e Franca Maria Buffa.
Il fascismo irrompe con violenza anche a Cabiaglio. In pochi reagiscono all’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti. L’Edo, il fornaio del paese, non nasconde le sue critiche alla dittatura. Arriva la rappresaglia: una sera d’inverno lo picchiano selvaggiamente. Sta male, va sempre peggio: «Un pomeriggio non riuscì più ad alzarsi dal letto e morì poco prima di mezzanotte».
Il 1933 è un anno tragico. Giovanni De Maria muore improvvisamente, segue una rovinosa bancarotta. È messa all’asta perfino “La Casa dell’Uva Fragola”. La famiglia reagisce. Agostino Buffa, divenuto tenente colonello, riesce a ricomprare la casa ricoperta dall’uva fragola e gira la proprietà a Ezechiella e alle sue figlie.
Pier Vittorio continua ad andare nella “Casa dell’Uva Fragola” a Cabiaglio: «Lì ho tanti amici. Mi ci trovo bene». La pianta di uva fragola è sempre là. L’autore vive e lavora a Roma, ma non a caso tra le varie presentazioni del suo libro ha fissato un appuntamento anche a Varese.