Come spesso accade, alcuni avvenimenti a cui assistiamo, creano spunti più ampi di ottica e riflessione. In questo caso, mi riferisco all’incoronazione di re Carlo III che si è svolta in questo mese di maggio. Ognuno a riguardo può avere la sua opinione ed essere stato più o meno interessato, personalmente quello che mi ha colpito molto è stato l’atteggiamento del popolo britannico. Un popolo che celebra sé stesso, la sua cultura, la sua forte identità, i suoi valori e che si unisce e si identifica in un’istituzione con i suoi punti di forza ed i suoi limiti. Un popolo capace di gioire e di giocare ma che sa esprimere, in ogni caso, organizzazione ed unione. Ecco queste sono le parole che sono emerse, quasi come se, ognuno dei presenti in strada fosse lui o lei stessa per un giorno l’istituzione che stava celebrando. Prende forma, così, il concetto di leadership diffusa, che tanto è stato speso nelle organizzazioni aziendali. Non un capo che dirige e comanda ma un gruppo coeso in cui ognuno è leader di sé stesso, ognuno esercita la leadership con impegno, passione e responsabilità. Ognuno si prende cura del risultato finale e decide di favorire e supportare il gruppo creando fiducia e positività. Una profonda collaborazione volta a raggiungere un risultato collettivo. La forza dell’unione che non diventa solo uno scopo o un’idea, ma contribuisce anche da un punto di vista economico e si dimostra un ottimo veicolo commerciale come ci è stato mostrato.

Viene da fare un confronto con le nostre realtà aziendali ed istituzionali, perché, al contrario, noi abbiamo sempre un antagonista da sconfiggere, non celebriamo l’unione ma le differenze ed i distinguo.

Un individualismo che è la nostra disperazione ma anche la nostra fortuna, data la creatività e la bellezza che sappiamo esprimere a beneficio di tutto il mondo. Sarebbe, forse, questo il momento per trovare un giusto equilibrio tra le nostre capacità individuali e l’esigenza di essere collettività.

 

Foto di apertura libera da Pixabay