Voglio ricordare un poeta, un grande uomo del sud, conosciuto e studiato ai tempi del liceo, grazie a una immensa professoressa di filosofia.

Tricarico – Veduta – Foto da wikipedia.org – CC BY-SA 4.0

Rocco Scotellaro (Tricarico (MT) 19 aprile 1923 – Portici (NA) 15 dicembre 1953), quest’anno è un secolo dalla sua nascita e settant’anni dalla sua morte, giovanissimo, ma ha lasciato una testimonianza del sud, di Matera e della sua provincia praticamente indelebile. Nella sua breve ma intensa vita è stato poeta, politico, sindacalista e scrittore, la voce del sud, dell’anima degli ultimi, del mondo rurale meridionale, in un minuscolo paesino, Tricarico, di origini arabe e normanne, con un piccolo quartiere arabo, la Rabata, con viuzze e piccole torri di protezione. Nato da famiglia umile e analfabeta, sin da giovanissimo fu, studiando praticamente da solo, vicino alla sua terra e alla sua gente, anche loro per lo più analfabeti, che vivevano in condizioni pietose, se pensiamo che nei Sassi di Matera, ancora negli anni cinquanta, circa quindicimila contadini e artigiani vivevano ancora nelle grotte insieme ad animali, in condizioni igenico-sanitarie disastrose.

Di sé diceva “Io sono uno degli altri”, quando li aiutava a scrivere e a leggere le lettere dei parenti emigrati all’estero.

La sua terra, la Basilicata, era diventata nota in Italia con “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi, nel 1945, lo scrittore piemontese confinato in Lucania durante il fascismo che narrò di quel mondo rimasto fermo nel tempo. E così con poesie e tanti scritti cominciò a far conoscere quelle realtà, le condizioni di vita delle classi che non contavano, se non come braccia-lavoro, sconosciuti e dimenticati entro quei confini, fino a portarli a conoscenza dell’Italia.

Contadini al lavoro (1943) – – Foto da wikipedia.org – CC BY-SA 3.0 de

La sua testimonianza politica, fu anche un giovanissimo sindaco socialista del suo paese, insieme al suo scrivere parlano con i ritmi della campagna, dell’alternarsi di stagioni e fioriture, i versi raccontano di fiori, piante e alberi, sembrano accompagnati dal suono di chitarre, mandolini e da danze campagnole, ci troviamo la zappa e lo “zappatore”, il mulo e tante parole che risalgono secoli di storia locale. Il segno che lasciano però ha poco di nostalgia, di immagine bucolica, quanto piuttosto del difficile vivere di ogni giorno, della fatica e della stanchezza dovuta alla assenza di umanità e l’obbligo feroce del lavoro quotidiano. Fu la voce del mondo contadino, produsse rime e note verbali di una antica civiltà, quella dei braccianti del Sud, che voce non avevano mai avuto; Scotellaro affermava che bisognava accompagnare e non forzare, per ovvi motivi di mancanza di esperienza delle popolazioni, i necessari mutamenti sociali che sarebbero arrivati con la denuncia delle condizioni della Basilicata e del Sud, soprattutto le aree interne.

Insomma fu una figura significativa di un Sud capace di lottare per la legalità, la terra e la giustizia sociale, ogni suo scritto con una notevole potenza chiama tutti a entrare nella Storia, proprio chi per secoli ne è stato escluso e dimenticato.

Voglio ricordarlo con due poesie che mi sono molto care, ti prego gentile lettore, assaporale, masticale, lasciale entrare in te:

“È fatto giorno”

È fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi
con i panni e le scarpe e le facce che avevamo.
Le lepri si sono ritirate e i galli cantano,
ritorna la faccia di mia madre al focolare.

 

“Noi non ci bagneremo”

Noi non ci bagneremo sulle spiagge

a mietere andremo noi

e il sole ci cuocerà come la crosta del pane.

Abbiamo il collo duro, la faccia

di terra abbiamo e le braccia

di legna secca colore di mattoni.

Abbiamo i tozzi da mangiare

insaccati nelle maniche

delle giubbe ad armacollo.

Dormiamo sulle aie

attaccati alle cavezze dei muli.

Non sente la nostra carne

il moscerino che solletica

e succhia il nostro sangue.

Ognuno ha le ossa torte

non sogna di salire sulle donne

che dormono fresche nelle vesti corte.

Foto di apertura da wikipedia.org – CC BY-SA 3.0