Fra le più drammatiche degli ultimi anni, insieme a quella del Peloponneso con 6oo “dispersi”, per numero di morti e, nonostante la sua atrocità, forse la più sfruttata localmente per alimentare sterili polemiche partitiche!
In quel barcone c’erano, forse, troppe Persone e quella teoria di bare sulla spiaggia ci ha veramente turbato. E quante piccole bare bianche! Bambini ignari gettati a bordo ed affidati al Mediterraneo.
Già, al Mediterraneo: perché quando i loro genitori non si trovano a bordo, il loro destino è segnato in caso di naufragio. Quale degli adulti che si trovano a bordo è disposto a dedicarsi al salvataggio di uno di loro, rischiando la propria vita o magari quella dei propri figli? Purtroppo quel fatto è stato rivisitato esclusivamente nell’ottica della mera polemica partitica, senza alcuna attenzione alla “strage di innocenti” che si era verificata, ma soprattutto senza alcuna riflessione sul problema di questi bambini che vengono abbandonati nei barconi. Per carità! Non voglio causare ulteriori lacrimucce, ai soliti/e, sul destino dei “minori non accompagnati” (secondo la dolce definizione delle leggi in materia), ma qualche riflessione in merito deve pur essere fatta, per cercare di ridurne il numero. In tutti gli ordinamenti civili (…… e quindi anche nel nostro) è contemplato il reato di “abbandono di incapace”, con diverse formulazioni a seconda delle diverse sensibilità nazionali. Qui in Italia – terra che accoglie il maggior numero di questi piccoli morti – il crimine attiene all’abbandono di minore o persona incapace: fattispecie contemplata nel 591 del codice penale.
Ammesso e non concesso che a questi minori possa poi essere attribuita un’identità, si tratterebbe di risalire a chi l’ha gettato nel barcone, e/o a chi l’ha accettato nel barcone. Rintracciare nel mondo chi ha affidato il proprio figlio al mare è ardua missione, praticamente impossibile; identificare lo scafista, che lo ha accettato a bordo, avviene quasi sempre, se lo stesso sopravvive. Si potrà osservare che alla partenza non si registrano i documenti di chi “scende” a bordo e, tampoco, di chi sta abbandonando un minore, ma non credo che sia impossibile creare un legittimo reato da attribuire anche allo scafista per tale fattispecie. Dalla complicità in abbandono di minore; alla complicità in uso di “documenti fasulli”; all’incauto imbarco di minori e così via: al legislatore italiano non manca certo la fantasia nel creare reati. Sicuramente lo scafista mostrerà tanti bei pezzi di carta per eludere la sua responsabilità diretta, ma non sarà difficile dimostrare la “fasullità” di quei pezzi di carta. L’unica accortezza che dovremo avere, sarà quella di farlo proclamare “reato internazionale” dall’Onu.
In questa materia dovrebbe non essere difficile ottenere tale riconoscimento: vuoi perché l’internazionalità di un crimine così efferato è in re ipsa; vuoi perché questo piccolo ausilio non può/deve essere negato all’accogliente Italia.
Foto di apertura di Myriams-Fotos da Pixabay