Le ragioni della pace sono quelle che si oppongono a tutti i 169 focolai di guerra diffusi nel mondo. A maggior ragione per il conflitto scoppiato nella pancia calda dell’Europa e che l’Europa non riesce a domare perché schiavo atlantico degli Stati Uniti. Le ragioni della pace sono quelle che si oppongono strenuamente alla spesa mondiale di 2.242 miliardi per le armi (Italia in quarta posizione in questa graduatoria negativa). Chi sostiene che ci si siederà al tavolo della pace solo quando l’Ucraina avrà vinto la guerra, sposa una posizione oltranzista che è negata dai fatti. Perché la Russia non potrà mai perdere la guerra e, se costretta, la vincerà con le armi nucleari che ha a disposizione (6.000) riverberando un disastro umanitario ed ecologico per tutto il vecchio continente. Machiavelli avrebbe sostenuto che conduci una guerra se hai la possibilità di vincerla. Non è questo il caso dell’Ucraina.
Se ci sono sconosciuti i dati complessivi delle perdite umane, sappiamo che ogni giorno sulle rispettive barricate muoiono centinaia di uomini e che la perdita del capitale umano per l’Ucraina è stata calcolata in 500 miliardi con una popolazione attiva sul territorio scesa da 53 a 30 milioni. Vogliamo che questo continui? Zelenski difende i confini, non la vita dei suoi connazionali. Anzi con fiero cipiglio, prima della controffensiva annunciata, ha affermato con orgoglio: “Moriranno molti uomini”. Nella guerra, assodate le responsabilità ovvie dell’aggressore, non esistono più buoni e cattivi. Vittime civili, stupri, attentati, terrorismo, fanno parte di un dettato criminale che ormai appartiene a tutte e due le sponde. Come giudicare diversamente la morte della Dyugina su territorio russo? La demagogia e le fake news si accavallano. Chi ha attentato alla diga di Nova Khakovka? I russi per ostacolare l’avanzata ucraina in un atto di autolesionismo verso gli abitanti della Crimea? Chi ha messo fuori causa Nord Stream? Sempre i russi per auto-nuocersi? Persino la Cia in quest’ultimo caso ha riconosciuto la responsabilità dell’Ucraina.
Ma tornando sul versante italiano quell’Italia che ha bombardato l’ex Jugoslavia, con gli effetti dirompenti che si risolvono nella belligeranza attuale tra Serbia e Kosovo, ancora una volta tradisce il dettato costituzionale e in particolare l’articolo 11 dove c‘è un verbo forte e incontrastabile. “L’Italia RIPUDIA la guerra in tutte le sue forme”. Qui si fa una guerra per interposta nazione (Usa versus Russia) mentre l’interesse dell’Europa sarebbe di recuperare al continente una popolazione di 160 milioni che per storia, cultura, tradizioni fa parte del suo humus. E, in termini squisitamente geopolitici, se l’Italia offre armi per difendere un paese non Nato, vuol dire che un ipotetico conflitto in uno Stato non Nato, dovrebbe vederci egualmente partecipi con sottrazione di risorse, se volete usate pure la parola sovranista, per ridurre le nostre diseguaglianze? L’adesione dell’Ucraina alla Nato con una guerra in corso è un’ulteriore follia concepita dalla mente insana dei potenti della terra. Un’ulteriore provocazione in un quadro destabilizzato. Come reagirebbero gli Usa se la Russia pattuisse una collaborazione di difesa con il Messico? E le proposte di un tavolo di compromesso venuta da Cina e Indonesia e comunque da Paesi terzi, sono state bruscamente respinte ovviamente perché non di ispirazione atlantista. L’adorazione per la guerra permanente è una sottrazione di risorse della vita e del futuro, un’ipoteca sull’apocalisse. Che si traduce in atti meschini, come la censura al Papa o alla pubblicità del referendum contro l’invio delle armi in Ucraina. Se di questa guerra ammettessimo la genesi del 2014 potremo arrivare a dire che si protrae da nove anni e ne misureremmo effetti ancora più deflagranti. Ma il mainstream è bellicista e solo una vera coscienza critica può snidare la sua intrinseca falsità e irragionevolezza.
Foto di apertura di Fine Mayer da Pixabay