Cominciamo con una buona notizia: l’Eurobarometro di questa primavera mostra che “i cittadini europei sono più inclini a votare alle elezioni europee del 2024 di quanto non lo fossero prima delle elezioni del 2019” (67% contro il 58%).
Abbiamo già cercato di descrivere nel numero precedente le grandi manovre in corso sulla destra. A sinistra sembrano invece prevalere per ora preoccupazioni più immediate (per esempio, le elezioni anticipate a luglio in Spagna), che tradiscono prudenza, se non ancora rassegnazione, tutt’al più edulcorata nel neologismo della “resilienza”. Come direbbe Edoardo De Filippo, “ha da passà a nuttata!“ dei sovranismi e dei populismi.
Le premesse non sono oggi incoraggianti per i “Socialisti e Democratici Europei”, secondo gruppo politico al Parlamento Europeo e partner essenziale nella “maggioranza Ursula” che, per ora, regge le istituzioni comunitarie.
Ci sono scricchiolii inquietanti, con fulmini da varie direzioni che si stanno concentrando soprattutto su Frans Timmermans, il socialista olandese Vice Presidente della Commissione Europea e responsabile dello “EU Green Deal”. Tanto il Partito Popolare Europeo quanto importanti esponenti del centro liberale (il Presidente francese Macron e il Primo Ministro belga De Cloo) hanno chiesto una “pausa normativa” per permettere all’Europa di digerire la “svolta verde” introdotta nel 2019, prima di passare a misure ancora più stringenti su industrie, abitazioni e veicoli, in vista della “neutralità climatica” da conseguire entro il 2050. Timmermans ha già detto di no e questo rischia di diventare uno dei temi dominanti della prossima campagna elettorale europea, con il cittadino medio che potrebbe averne abbastanza di un virtuosismo da “primi della classe”, quando i “grandi inquinatori” ormai sono altri e noi europei, nonostante le tante e proficue innovazioni, rischiamo di perdere ulteriormente competitività sui mercati internazionali. Lasciamo ad altri più competenti autori di questo sito la disamina di questo complesso dibattito. Lo segnaliamo come un campanello d’allarme in vista delle elezioni 2024.
Ad onore del vero, nelle posizioni euro-socialiste, la transizione ecologica non è mai disgiunta dalla transizione digitale, dal pilastro europeo dei diritti sociali, dalla tutela della cittadinanza europea, in una piattaforma complessiva che considera “una più forte unità europea come una necessità, come un’Unione pienamente democratica di Stati democratici”. Così si legge nel documento emesso dal gruppo parlamentare nel giugno 2020, all’inizio della Conferenza sul Futuro dell’Europa. E quest’impostazione sarà, del resto, riflessa nella posizione favorevole assunta sulla risoluzione del Parlamento Europeo del giugno 2022, che perora anche il voto a maggioranza qualificata come salto di qualità verso una vera Unione Politica Europea.
Il riformismo di S&D sembra, tuttavia, quasi riecheggiare nel citato documento del 2020 l’adagio manzoniano: “Adelante, Pedro con juicio”. Si parte infatti dalla “piena applicazione del Trattato di Lisbona”, si chiede il “completamento dell’Unione Monetaria con l’Unione Finanziaria e la riforma del Patto di Stabilità e Crescita e del mandato della BCE”, si auspica “la costituzionalizzazione di nuove politiche e competenze su Europa Sociale, Cambiamento Climatico e Unione Europea della Salute”, con “un più cospicuo Bilancio Europeo sostenuto da nuove risorse proprie, inclusa una tassazione comune” e nuovi poteri per il Parlamento Europeo. Più Europa, insomma, ma nel quadro costituzionale in vigore.
C’è solo uno spiraglio, la timida richiesta di inclusione del Protocollo sul Progresso Sociale e del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali, avanzata “nel caso si arrivasse a modifiche dei Trattati”. E’ l’unica volta in cui si menziona la possibilità di andare oltre l’esistente, con un’Europa “de jure condendo” diversa da quella “de jure condito”. Come a dire: “Se altri propongono aggiunte ai trattati, noi ci stiamo. Altrimenti, ci basta curare e migliorare quanto abbiamo già”.
Però, una qualche nota di speranza giunge nel 2021 con il contratto con il quale, in Germania, socialdemocratici, liberali e verdi hanno dato vita alla “Coalizione Semaforo” (rosso, giallo e verde). Nel principale Paese europeo, torna al Governo il centro-sinistra con un programma molto chiaro nella connotazione europeista e multilateralista. Vi si legge: “Utilizziamo la Conferenza sul Futuro dell’Europa per le riforme. Sosteniamo le necessarie modifiche ai Trattati. La Conferenza dovrebbe portare a una Convenzione costituzionale e all’ulteriore sviluppo di uno Stato europeo federale, decentrato e organizzato secondo i principi di sussidiarietà e proporzionalità e basato sulla Carta dei Diritti Fondamentali. Vogliamo rafforzare il Parlamento europeo, ad es. nel suo diritto di iniziativa; preferibilmente nei Trattati, altrimenti a livello interistituzionale”. Chissà se questi orientamenti del programma di governo tedesco possono diventare, in vista delle elezioni dell’anno prossimo, un punto di riferimento centrale anche per l’elaborazione di una piattaforma politica concordata per replicare anche al Parlamento Europeo una sorta di “Coalizione Semaforo” (qualora il PPE dovesse virare a destra)?
Ci staranno le altre formazioni del gruppo S&D? E i verdi? E i liberali di “Renew”? Può la sinistra in Europa limitarsi a riproporre, nell’ambito socialdemocratico/laburista, il vecchio dibattito tra riformisti e massimalisti? O deve invece coalizzarsi con le altre formazioni progressiste, che partono da esperienze e sensibilità diverse (ambiente, diritti, non discriminazione, solidarismo), per concordare un’offerta politica più consona alle aspettative della società civile europea?
Torneremo a parlarne nelle prossime puntate. Per ora, abbiamo volutamente forzato le tinte di questo rapido affresco, sorvolando su tante sfumature e precisazioni, giusto per concentrarci su una semplice constatazione: se cresce l’interesse, l’esito non è scontato; le prossime elezioni europee si vincono o si perdono se si riesce a lanciare un messaggio chiaro e convincente.
Speriamo bene e pensiamo positivo.
Foto di apertura di Marvin da Pixabay