Le notizie a cui vien dato maggiore risalto sui giornali e nelle trasmissioni televisive riguardano o l’alta politica (il p.n.r.r., le guerre, i rapporti di forze in Europa e nel mondo e simili) o i – troppi – fattacci di cronaca nera (regolamenti di conti, femminicidi, omicidi stradali, violenze in tutte le salse). Nei casi meno scabrosi si tratta di scoop di cronaca rosa, o gossip e vicende scandalistiche dei generi più disparati, pettegolezzi vari (amorazzi dei v.i.p., divorzi eccellenti, litigi e riappacificazioni tra personaggi del jet-set, indagini giudiziarie su politici e loro familiari strombazzate ai quattro venti prima che agli interessati e così via).
Siamo sicuri che questi tipi di notizie – che passano alte sulle teste dei comuni mortali – siano davvero quelle che interessano maggiormente gli italiani? Perché tanto poco si parla dei veri problemi della gente? Problemi che esistono, che sono diffusi, che preoccupano milioni di persone e dei quali – comprensibilmente – dà fastidio parlare in quanto, da lungo tempo, nessuno fa granché non dico per risolverli, ma almeno per alleviarli.
Sono i problemi di chi non riesce ad arrivare a fine mese con lo stipendio; di chi non riesce a pagare le bollette, perché se le pagasse non pagherebbe l’affitto o salterebbe qualche pasto; di chi non riesce più a pagare le rate del mutuo, i cui interessi sono lievitati in maniera abnorme (di cui si è iniziato a parlare seriamente solo dopo l’ultima assemblea dell’ABI, allorché le banche hanno espresso viva preoccupazione al riguardo). Ma sono anche i problemi di chi ha bisogno di fare un esame clinico e si sente dare dal Servizio sanitario un appuntamento dopo sei o otto mesi; o di chi si reca per urgenti motivi al pronto soccorso e viene lasciato per ore, talvolta per una notte intera, su una lettiga prima di essere visitato o di ricevere le cure di cui necessita; e di chi attende giustizia e si vede sostituire svariati giudici istruttori nel corso dello stesso processo o sente fissare la successiva udienza a fine 2025.
Ci sarà pure, in ogni città o paese, un edificio con l’insegna “Ospedale”, dove però – nonostante l’encomiabile abnegazione di molti medici e infermieri – non sempre la salute viene tutelata come sarebbe lecito aspettarsi. E ci sarà anche, in ogni capoluogo, un edificio con l’insegna “Palazzo di Giustizia”, dove però – nonostante l’innegabile impegno di molti magistrati e cancellieri – la giustizia non viene amministrata con quella attenzione e quella sollecitudine che sarebbe parimenti lecito aspettarsi.
Per non parlare della scuola, il cui livello risulta vieppiù scadente: con dirigenti scolastici e docenti che vengono chiamati a ricoprire i loro ruoli ad anno scolastico abbondantemente iniziato, sostituiti da supplenti che sovente fanno poco o nulla, ove i princìpi non dico – quasi mai – di gerarchia, ma semplicemente di educazione, di decoro e di rispetto vengono manifestamente violati ed ove fatti gravissimi passano scandalosamente sotto silenzio … per non aver fastidi.
La gente è stufa di tutto questo, come è stufa di una microcriminalità diffusa e non punita, dei furtarelli e degli scippi divenuti consuetudine quotidiana, dei delinquenti arrestati in flagranza di reato che vengono liberati e restituiti al malaffare dopo appena poche ore di guardina. Così come è stufa di una burocrazia pletorica, inadeguata, scadente, talvolta insolente e strafottente, che crea intoppi e difficoltà più che risolverne e che assorbe troppe di quelle risorse che meglio potrebbero venire impiegate per migliorare i servizi della sanità, della giustizia, dell’istruzione, della viabilità e del traffico e molti altri ben più essenziali, vitali addirittura, per i cittadini.
Attenzione: lo scontento c’è ed è notevole. Paesi a noi vicini lo testimoniano in modo inconfutabile, anche se da noi pare ancora sopire sotto la cenere. Ma la gente comune, la gente perbene, quella che fino ad oggi ha sempre sopportato in silenzio, pagando di persona, ricevendo in cambio poco o nulla dallo Stato, è al limite della sopportazione. Rendiamocene conto e facciamo sì che se ne rendano conto anche – e soprattutto – i responsabili delle istituzioni troppo spesso assenti e lontani dal popolo.
Foto di apertura di Tom Barrett su Unsplash