“Ogni persona è un’isola in sé stessa, e lo è in un senso molto reale, e può gettare dei ponti verso le altre isole solamente se vuole ed è in grado di essere se stessa.”
Carl Rogers (Oak Park, 8 gennaio 1902 – La Jolla, 4 febbraio 1987) psicologo e psicoterapeuta statunitense.
Una malattia nella sua tragicità porta a importanti insegnamenti che nella vita quotidiana non sempre si è capaci di fronteggiare. Tra questi la solitudine, l’ansia, il dover aspettare risposte… Quando si ha fretta si sperimenta la frustrazione che genera l’attesa. I malati oncologici sperimentano questi aspetti. Lo fanno con fatica e molteplici paure. I famigliari sperimentano le stesse sensazioni.
L’isolamento, la solitudine e la deprivazione del supporto psicosociale fanno aumentare le risposte allo stress e alle paure, originando un forte senso di esclusione.
Il Covid-19 ha coinvolto l’intero mondo. Le persone hanno subìto le conseguenze di questo stato di emergenza dovendo fare i conti con gli aspetti che minacciano fortemente i bisogni dell’umanità come la sicurezza, l’integrità fisica, il supporto psicosociale e la libertà.
Negli esseri umani l’isolamento e la solitudine sono condizioni innaturali e infatti si creano situazioni di forte stress se si vive a lungo in uno stato di restrizione della cooperazione umana, portando a squilibri a livello fisico, psicologico e comportamentale.
Maslow, nella sua piramide, ha teorizzato che tutti gli esseri umani hanno bisogni fisici, emotivi, sociali e spirituali. Sapere di poter contare su qualcuno può essere sufficiente a rispondere al bisogno di affetto e di riconoscimento, agendo anche sulle risposte cui lo stress ci sottopone.
Il Covid-19 ha messo, per un periodo piuttosto lungo, la maggior parte degli individui in condizione di isolamento forzato. Occorre riflettere sul fatto che le persone con una patologia tumorale e le loro famiglie erano già da prima costrette ad un isolamento protettivo, permanendo in ambienti a bassa carica batterica e seguendo rigide norme comportamentali.
I malati di tumore sanno cosa significa disinfettarsi continuamente, evitare i contatti sociali o combattere tutti i giorni con la paura del contagio.
La solitudine può derivare sia dal senso di sentirsi abbandonati da amici, da parenti che faticano a gestire la malattia e che quindi si allontanano, che dalla condizione fisica che invece rende difficile le attività sociali. Dal punto di vista psicologico spesso si pensa di non essere compresi da chi ci circonda. Appare quindi importante ricordare che il sostegno emotivo è fondamentale: parlare con chi ha vissuto la stessa esperienza può infondere energia e donare forza, condividere i momenti difficili ma anche momenti di vittoria sulla malattia.
A tal proposito e per trarre alcuni insegnamenti è illuminante pensare al libro che si intitola “La principessa che credeva nelle favole” di Marcia Grad Powers. La principessa durante il suo percorso impara che l’essere umano possiede una incredibile forza interiore. Spesso, ci si rende conto di questa forza solo durante i momenti più difficili della vita. È in quei momenti che emergono risorse e capacità che non si pensava di avere.
La narrazione e il dialogo sono strumenti potenti che ci aiutano a scoprire e riscoprire questa forza interiore. Attraverso la narrazione delle nostre esperienze e il dialogo con gli altri, possiamo riflettere sulle sfide affrontate, i successi raggiunti e le lezioni imparate. Questo processo consente di comprendere meglio se stessi, i propri valori e le motivazioni più profonde.
Tuttavia, la scoperta della forza interiore non è sufficiente. È importante investire su se stessi per imparare a gestire questa grande energia in modo positivo.
Questo percorso di crescita personale richiede tempo, pazienza e dedizione, ma le ricompense sono immense. Attraverso il rafforzamento della forza interiore e l’utilizzo consapevole della energia positiva, si possono ottenere maggiore autostima, fiducia in se stessi e realizzazione personale.
In concreto cosa può fare chi si sente solo o in difficoltà?
Ricercare sostegno psicologico e terapie psicologiche, imparando ad essere consapevoli di se stessi, dei propri punti di forza, dei pensieri o schemi di comportamento disfunzionali, ad esprimere i propri bisogni non solo fisici ma anche emotivi, ad accettare in modo costruttivo il proprio essere. Lo stesso vale per familiari e caregivers.
Carl Rogers dice infatti che “Esiste un curioso paradosso: quando mi accetto così come sono, allora posso cambiare – The curious paradox is that when I accept myself just as I am, then I can change.”
Foto di apertura: Ilhéu de Vila Franca do Campo di Márcio Pêgo su Unsplash