Per capire quello che sta succedendo in Thailandia devo fare qualche passo indietro. La Thailandia è una monarchia costituzionale simile al sistema inglese. Ma la sua storia di questi ultimi 90 anni è piuttosto movimentata. Il regno Thailandese sale al potere dopo la rivoluzione del 1932 e prima dell’attuale Re sale sul trono un grande Re, Rama 9, personalità fortissima e grande visione che trasforma un paese sostanzialmente agricolo in una nazione evoluta, industrializzata, tecnologicamente all’avanguardia, con sistemi di protezione sociale simili al nostro welfare, oggi una forte economia tra le più forti del sud est asiatico. Un re amatissimo dal popolo thailandese. Nel 1997 fa promulgare una nuova Costituzione detta “la Costituzione del popolo”. Negli anni successivi vince le elezioni una coalizione di centrosinistra guidata da Thaksin, uomo di grandi vedute ma i militari, da sempre avidi di potere, promuovono un colpo di stato nel 2014, Thaskin è costretto all’esilio e i militari formano un governo di soli militari guidato da Prayut Chan-ocha che, per prima cosa modifica la Costituzione introducendo accanto alla camera dei deputati la c.d. Camera alta i cui membri non sono eletti ma nominati direttamente dai militari con l’evidente scopo di condizionare qualsiasi maggioranza. Nel frattempo muore Rama 9 e sale al trono Rama 10 che non sembra all’altezza della situazione e lascia che siano i militari a governare il paese dedicandosi ad attività più che ludiche. Arriviamo ai giorni nostri. Dopo 9 anni vengono promulgate nuove elezioni, le prime dopo il colpo di stato, e clamorosamente vengono vinte dall’opposizione che con più del 75% dei votanti raggiunge il 65% dei consensi.
Il primo partito, More Forward, guidato dal giovane Phita’ seguito a ruota dal partito della figlia di Thaksin, il Puea Thai. Le giovani generazioni e i vecchi affezionati a Thaskin travolgono le forze legate ai militari e al Re candidandosi alla guida della nazione. Ma il 13 luglio, il primo ministro si presenta davanti al congresso in seduta comune per ottenere la maggioranza e non la ottiene con 100 voti contrari e 250 che non votano. Ora la Thailandia ha un chiaro voto popolare ma non un governo; ancora una volta i militari stanno decidendo il destino del paese. Anche nella successiva seduta stesso risultato e non sembra che le cose possano cambiare e la strada si fa tortuosa e lunga. Due gli scenari possibili: o una sommossa popolare di cui non possono conoscersi gli esiti o un compromesso tra le parti che renda possibile la formazione di un governo. Una cosa è certa, i Thailandesi sono un popolo molto orgoglioso, non sono mai stati dominati o invasi e non accetteranno facilmente un esito contrario al chiaro voto popolare. Le forze che rappresentano i militari non cederanno il potere facilmente. L’unico elemento importante è l’economia del paese che vede grandi investimenti dalla Cina, dal Giappone, e ora da paesi Europei e sappiamo che gli investitori esteri non amano governi instabili ma il prossimo futuro è tutto da scrivere.
Qui succedono cose che ….voi non avete mai visto e per noi europei assolutamente inconcepibili.
Per due volte Camera e Senato si sono riunite per esprimere la fiducia al premier e per due volte la hanno negata. In sostanza il candidato premier che ha ottenuto con il suo partito un consenso popolare del 40 % e una coalizione che ha toccato il 70 % del consenso non ha ottenuto la fiducia. Ma non basta; Phita”, il leader dell’opposizione, divenuta dopo il voto maggioranza nel paese, è stato dichiarato decaduto dalla corte suprema poiché reo di essersi macchiato di oltraggio alla corona. Ora nei prossimi giorni si riunirà di nuovo il parlamento per formare il governo gradito ai militari e a quelle 10 potenti famiglie che governano il paese. La Thailandia è in subbuglio, Phita’ gira il paese per fare comizi da leader ma non più da parlamentare.
Il vecchio leader riformista Taskin dall’esilio fa sentire la sua voce come la figlia leader del secondo partito Thailandese e come la sorella di Taskin. Una situazione inconcepibile per noi ma direi normale in Asia. Una cosa è certa e cioè che questo sistema non potrà durare a lungo e prima o poi la Thailandia dovrà mutare il suo sistema e altrettanto certo è che la Monarchia rappresenta un punto di criticità importante. Faccio un esempio: poco tempo fa sono stato al cinema, a un certo punto nell’intervallo è passato un video del Re e alcune, poche, persone si sono alzate in piedi mentre mi dicono che quando succedeva la stessa cosa anni fa con il padre dell’attuale Re tutta la platea si alzava in piedi. Era un Re illuminato e amato, non come il figlio che peraltro non ha eredi. Questo è un nodo fondamentale per il futuro del paese.
Ora sono giorni di intensa protesta in tutte le piazze del paese e Phita’ si sta comportando da leader, i giovani non accettano un esito diverso dal voto popolare ma la strada non sarà breve e facile; avremo un nuovo governo ma l’instabilità proseguirà e lo scontro inevitabile.
Ora la Thailandia vivrà un periodo di grande instabilità in cui si fronteggeranno da una parte il potere militare e dall’altra il popolo e i partiti usciti vincitori dalle urne. Lo scontento cresce e accanto ai giovani di Phita’ cominciano a farsi sentire anche altri soggetti; è di ieri l’appello lanciato da 115 giuristi Thailandesi in appoggio a Phita’ e che ritengono illegittima l’esclusione di Phita’ dal parlamento.
La partita non è conclusa, è in gioco la democrazia che, per quanto debole in Thailandia, cresce nelle menti e nel cuore delle giovani generazioni.