Salve sono Laura, (pseudonimo), la moglie di Mario, detenuto adesso nel carcere di Velletri; noi stiamo insieme dal 2009 e sposati dal 2016, ed è dal 2016 che combattiamo con la legge in quanto mio marito fu arrestato a novembre di quell’anno per art.73 per poi essere rilasciato nel 2017 in attesa di giudizio. Ebbene questa magistratura si è svegliata dopo 6 anni per poi richiuderlo con un definitivo di 3 anni, 6 anni nei quali avevamo cambiato vita entrambi, lavoravamo con partita Iva, compra e vendita auto e in più stavamo facendo un percorso di fertilità per avere un figlio, perché per problemi fisici non veniva da solo. Ma quel giorno in camera di consiglio gli venne rigettato tutto sia lavorativi e sia domiciliari, dicendo che il lavoro nostro non andava bene perché il padrone di sé stesso era mio marito e il secondo lavoro (che nel frattempo gli avevo trovato) uno dei datori del lavoro aveva precedenti che noi purtroppo non sapevamo… e da lì è cominciata la nostra odissea; l’hanno sbattuto a Regina Coeli per 7 mesi, li abbiamo fatto istanze anche fatte dai dottori del Pertini di Roma per far portare mio marito per proseguire il percorso di fecondazione assistita, dato che era l’ultimo anno che potevamo fare un figlio perché io ho 43 anni e poi all’ospedale hai il limite di età e sia perché io da sola con l’altra mia figlia non ce la facevo.
Ho cominciato a cercare lavoro ma nessuno mi voleva dare quel giorno a settimana, giustamente deciso da me, perché al carcere non puoi far come ti pare… i giorni te li danno loro per andar a trovare la persona amata, quindi vado in nero a pulire le case e tutto quello che trovo da fare pur che mi lasci quel giorno per andar da mio marito, mio marito è forte ma con me… non posso permettermi di saltare un colloquio, anche dopo tutti i suicidi che si sentono… io mi sveglio e mi addormento col pensiero di mio marito e nel frattempo mi sto ammalando… fuori la mia vita si è fermata, non riesco a capire perché il magistrato non ascolti, le persone nel carcere non sono tutti uguali e ci sono persone veramente cambiate… vogliono che uno cambi poi cambi ma uguale ti ributtano in carcere… sei emarginato dalla società perché tanto hai sbagliato, ma non vedono che cerchi di recuperare e allora penso che allo Stato va bene così… ma come si fa?
Dentro al carcere la spesa costa il doppio di fuori, lavoro per i detenuti non c’è… per non parlare di tutto ciò che manca lì dentro, io prego solo Dio che mi dia la forza perché è veramente tutto duro, stare dietro a mia figlia che non riesce a trovare lavoro, dietro a mia suocera che sta male e tutti i problemi dietro… e sono demoralizzata al massimo, spero di essermi spiegata bene o male, vi leggo da un po’ con Sbarre di zucchero, voi portate un po’ la voce delle persone detenute e spero proprio che qualcuno, finalmente, ci ascolti.
Foto di apertura di Bulkan Evcimen su Unsplash