Sull’agenda politica dell’autunno europeo, due – e forse tre – date da scrivere in neretto: il 15 ottobre, le elezioni politiche in Polonia; il 22 novembre, le elezioni politiche in Olanda; e, forse, in una data ancora ipotetica, nuove elezioni politiche in Spagna – dopo il ‘voto al mare’ di luglio, un voto ‘sotto l’albero’ a dicembre? -. Appuntamenti cruciali per rimodulare le previsioni sulla prossima legislatura del Parlamento europeo e delle Istituzioni europee, la cui fisionomia sarà decisa dal voto previsto tra il 6 e il 9 giugno 2024 e dal rinnovo della Commissione europea, entro il novembre 2024.
Grandi manovre sono già in atto a Bruxelles, fra i gruppi politici dell’Assemblea comunitaria, che tastano le prospettive di nuove coalizioni, la cui forza nei numeri andrà poi verificata a voto fatto: l’attuale maggioranza europeista fra popolari, socialisti, verdi e liberali potrebbe essere rimpiazzata da una maggioranza di centro-destra tra popolari e conservatori.
Per le altre Istituzioni, i due presidenti uscenti della Commissione europea Ursula von der Leyen e del Consiglio europeo Charles Michel sono entrambi in corsa per una riconferma. UvdL ha più estimatori – e più chances – di Michel, con cui convive da ‘separati in casa’, ma deve pur sempre fare i conti con la concorrenza interna. Ormai fuori corsa per la Commissione il socialista olandese Frans Timmermans, ‘zar del clima’, che corre per diventare premier nel suo Paese, s’è fatto avanti per succederle il commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton, francese ‘macroniano’.
Per prima cosa, bisognerà vedere come andranno le elezioni d’autunno. Il voto di luglio in Spagna ha già mostrato come, a fare i conti senza l’oste, che sono i cittadini, la politica rischia d’illudersi e di sbagliarsi. Il presidente polacco Andrzej Duda ha appena annunciato che le elezioni politiche, previste a scadenza della legislatura, si svolgeranno il 15 ottobre.
Nei sondaggi finora condotti, il partito conservatore al potere, ‘Diritto e Giustizia’, che ha come leader Jaroslaw Kaczynski e come premier Mateusz Morawiecki, mantiene un leggero vantaggio sulla Coalizione civica centrista guidato dal predecessore di Michel Donald Tusk; ma il risultato della consultazione è, al momento, incerto. ‘Diritto e Giustizia’ è l’alleato di riferimento di Fratelli d’Italia nel Parlamento europeo: un mutamento dei rapporti di forza in Polonia, a seguire il flop della destra di Vox in Spagna, sarebbe un colpo alla prospettiva d’una maggioranza di centro-destra e sovranista nell’Assemblea comunitaria. Se le elezioni polacche giungono a scadenza della legislatura, quelle olandesi sono state innescate dalle dimissioni a sorpresa del premier liberale Mark Rutte, per i dissensi nella coalizione su un giro di vite all’accoglienza dei richiedenti asilo e dei loro familiari. Rutte, premier dal 2010 ininterrottamente e – dopo l’uscita di scena di Angela Merkel – decano del Consiglio europeo, ha anche annunciato che intende lasciare la vita politica, vivacizzando la corsa a succedergli. Socialisti e verdi coalizzati puntano su Timmermans, un ex ministro degli Esteri, per un ritorno al potere, che non appare però semplice.
Su questo sfondo di incertezze e fibrillazioni si colloca l’ultimo sondaggio condotto da Politico, secondo cui popolari e socialisti perderebbero entrambi seggi nelle prossime elezioni europee, restando, però, la prima e la seconda forza dell’Assemblea, rispettivamente con 165 e 145 deputati.
I liberali europeisti di Renew Europe – il gruppo del partito di Rutte – ed i conservatori – il gruppo dei partiti di Kaczynski e di Giorgia Meloni – sarebbero appaiati al terzo posto, con 89 deputati ciascuno (i liberali in calo di 12 seggi, i conservatori in crescita di 23). Considerate le affinità politiche ed economiche tra popolari, liberali e conservatori, questi risultati renderebbero possibile una maggioranza di centro-destra nel Parlamento europeo, nonostante l’esistenza d’uno spartiacque tra popolari e liberali ‘europeisti’ da una parte e conservatori ‘sovranisti’ dall’altra, confermato anche da un recente screzio tra il capo-gruppo dei popolari, Manfred Weber, tedesco, e il premier polacco Morawiecki. Nel contempo, però, anche l’attuale maggioranza, tra popolari, socialisti, liberali e verdi – questi ultimi avviati a un qualche ridimensionamento, così come la sinistra ‘euro-scettica’ -, continuerebbe ad avere i numeri per ‘governare’ l’Assemblea. E l’avanzata dell’estrema destra, attesa in particolare in Germania, potrebbe modificare le dinamiche fra i gruppi nel Parlamento di Strasburgo: non è affatto sicuro che gli attuali apparentamenti, in particolare quello tra la destra xenofoba e anti-Islam francese di Marine Le Pen e la Lega italiana, reggano nella nuova Assemblea.A dieci mesi dal voto europeo, previsioni e calcoli paiono scritti sulla sabbia di un’estate al mare. Polonia, Olanda e, forse di nuovo Spagna in autunno metteranno qualche tassello nel puzzle dell’Ue, che rischia, però, di rimanere incerto fino all’ultimo.
E, magari, la competizione politica evidente tra diverse visioni dell’integrazione europea sarà un incentivo perché i cittadini partecipino al voto con maggiore entusiasmo delle ultime volte.
Foto di apertura: L’edificio Paul-Henri Spaak, sede dell’emiciclo di Bruxelles del Parlamento europeo – – Foto da wikipedia.org – CC BY-SA 4.0