Io ho frequentato un istituto tecnico per geometri all’interno della casa di reclusione di Padova.
Ed è perché vedevo la scuola come un’opportunità che ho chiesto il trasferimento da un carcere del sud ad un carcere del nord, la scuola non mi avrebbe solo riscattato, ma avrebbe potuto aprirmi delle strade di reinserimento che al sud sono più difficili da realizzare.
Sono classi arrangiate, compiti combinati, programmi alternativi. Nessuno di noi avrebbe mai fatto il ragioniere.
Ma di certo la scuola dietro le sbarre ha la sua utilità.
Ripensandoci, con il senno di poi, di certo un istituto alberghiero ha un’utilità diversa ai fini del reinserimento nella società.
Ma la scuola, dentro come fuori, se la prendi sul serio, se ti impegni, ti permette di guardare oltre, di fare progetti.
Se avessi studiato, e preso la scuola seriamente, forse non sarei neanche finito dietro le sbarre, questo ora lo posso dire a gran voce.
Il diploma è stato il raggiungimento di un obiettivo.
Un obiettivo tutto mio, non mi è stato regalato niente. E non avrei voluto regalato niente, perché la soddisfazione doveva com’è poi stato essere solo mia.
Studi di sera, alcune case di reclusione ti permettono di usare una saletta. Studi nel bagno in cella, per non disturbare il tuo compagno. Ti impegni.
Poi resta sempre un carcere, le finestre hanno le sbarre, non hai a disposizione ricreazione, amici con cui chiacchierare di quello che succede fuori, di certo non vengono privilegiati i rapporti personali o interpersonali, già uscire dalla cella per andare in classe in orario è una conquista.
Mentre nella vita fuori tutto il sistema scolastico gira intorno ad un sistema inclusivo, dietro le sbarre tutto come solitamente accade anche per il resto delle cose, gira esattamente al contrario.
La scuola e la direzione escludono chi prende un rapporto, per chi resta indietro non è previsto un tempo di recupero, le assenze non incidono tanto quanto le presenze.
Non ci sono libri alternativi, comunicazioni programmate e facilitate.
Non ci sono genitori da avvisare se qualcuno si assenta per lungo tempo, non ci sono collegi docenti che studiano l’inclusione delle difficoltà, nel registro il tuo nome e cognome corrisponde ad un numero. Perché in carcere anche se frequenti la scuola resti sempre un numero, un numero di matricola.
Foto di apertura: Nino Carè da Pixabay